ATENE – Madri morte abbracciate ai loro figli tra le fiamme divampate a Mati, in Grecia. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Una immagine che riporta alla mente il macabro scenario di Pompei. I soccorritori arrivati nella cittadina, una delle più colpite dagli incendi che stanno devastando l’Attica e Atene, si sono trovati davanti i corpi carbonizzati di madre abbracciate ai loro bimbi, mentre cercavano la salvezza correndo verso il mare. Una fuga fermata dalla scogliera, che li ha costretti a tornare indietro tra le fiamme, dove sono morti. Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per le decine di vittime provocate dai roghi vicino ad Atene.
Il triste bilancio alle 13 del 24 luglio è di oltre 60 morti e 556 feriti, di cui almeno 16 sono bambini e in gravi condizioni. Un bilancio che è destinato ad aumentare, mentre la Grecia dichiara lo stato d’emergenza e chiede aiuto all’Unione europea per far fronte al fuoco che avanza. Un fuoco che, come quello del vulcano Vesuvio su Pompei, si è abbattuto su Mati, una località turistica a circa 40 chilometri da Atene.
Una testimone che si trovava nella città e che è riuscita a scampare alle fiamme ha raccontato: “Ho visto cadaveri, auto bruciate, mi sento fortunata ad essere viva. Mati non esiste nemmeno più come insediamento”. Proprio in questa città infatti si concentra il maggior numero di vittime.
Anche l’ambasciatore italiano Efisio Luigi Marras parla di “scene raccapriccianti”: “Almeno 12 ore di inferno e orrore partite da ovest ma poi, a causa del vento, i danni maggiori e le vittime si sono registrate sulle coste est dell’Attica”. Il timore più grande ora per l’ambasciatore è che tra le oltre 60 vittime possano esserci anche turisti italiani: “Non escludiamo nulla”, dice parlando degli incendi e della devastazione che hanno prodotto.
Un altro sopravvissuto che ha cercato salvezza in mare, racconta il terrore vissuto alla Bbc: “Per fortuna c’è il mare, siamo scappati in mare, perché le fiamme ci stavano inseguendo fino in acqua. Il fuoco ci ha bruciato la schiena e ci siamo tuffati in acqua. Ho detto ‘mio Dio, dobbiamo correre a salvarci'”. Kostas Laganos è riuscito a raggiungere l’acqua, ma tanti come lui sono rimasti nell’inferno di fuoco, abbracciati, ad attendere la morte.