Inghilterra, assolta la donna che ha aiutato la figlia a morire

Lynn Gilderdale soffriva di encefalomielite mialgica da ben 17 anni e aveva più volte detto alla madre che non ce la faceva più a sopportare il suo male

Una sentenza che potrebbe modificare la legge sul suicidio assistito.Una decisione senza precedenti.

Kay Gilderdale, una ex infermiera di 55 anni di Stonegate, East Sussex, è stata assolta con formula piena dall’accusa di avere aiutato la figlia Lynn, affetta da un male incurabile, a togliersi la vita.

Non solo: dopo che la giuria ha pronunciato il verdetto di «not guilty», non colpevole, il giudice ha apertamente rimproverato in aula la pubblica accusa, sostenendo che la donna non avrebbe dovuto mai essere processata: «Cosa ci fa questa imputata in tribunale?».

Sua figlia Lynn, che soffriva di encefalomielite mialgica da ben 17 anni, aveva più volte detto alla madre che non ce la faceva più a sopportare il suo male. Stamane i giornali pubblicano lettere e pagine dal suo diario in cui la ragazza descrive la sua graduale caduta in un abisso di dolore sempre più atroce.

«Voglio morire», aveva ripetuto più volte alla madre, che alla fine l’ha aiutata a realizzare la sua volontà, utilizzando morfina e altri medicinali. L’ex infermiera era rimasta a lungo in preda a un terribile dubbio, incerta se rispettare il desiderio della figlia e porre fine alle sue sofferenze o rifiutarsi per averla comunque vicina.

«Ti senti il cuore strappato dal petto», ha detto al processo, «perché l’unica cosa che vorresti è farla stare meglio, farla sopravvivere». Lynn aveva tentato già una volta il suicidio, senza successo, e aveva dichiarato nella sua scheda medica che non voleva essere rianimata e tenuta in vita artificialmente, nel caso fosse entrata in coma.

Tecnicamente, la madre era accusata di tentato omicidio, perché secondo l’accusa non era chiaro se a uccidere la ragazza fossero stati i farmaci presi autonomamente dalla stessa Lynn o quelli che le aveva somministrato la madre.

«La sua scelta di morire è stata comunque pienamente consapevole», ha concluso il giudice. Kay ha lasciato il tribunale in lacrime, dopo che parenti, amici e pubblico presente in aula hanno applaudito la sentenza di assoluzione. dibatte se sia necessario cambiare appunto la legge che vieta e punisce il suicidio assistito.

Gestione cookie