Invasione Normandia. Svolta guerra al nazismo, ma pagata con tantissimo sangue

Omaha Beach, una delle spiagge dell'invasione alleata
Omaha Beach, una delle spiagge dell’invasione alleata

FRANCIA, NORMANDIA – Bersagliati da cannoni e mortai tedeschi, falciati dal micidiale fuoco incrociato delle mitragliatrici, dilaniati dalle mine, annegati, in poche ore sulle spiagge della Normandia morirono migliaia di soldati americani, britannici, canadesi: lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, di cui venerdi si celebrano i 70 anni, fu la svolta decisiva della Seconda Guerra Mondiale in Europa, ma fu pagata con tantissimo sangue.

Un prezzo tuttavia inferiore a quanto gli Alleati temessero, perchè la più imponente operazione di sbarco anfibio della storia fu meticolosamente preparata in gran segreto per oltre un anno, radunò una sbalorditiva forza navale e terrestre e fu un successo militare propiziato anche da un imponente lavoro di intelligence, che riuscì a preservare l’effetto sorpresa, benchè i tedeschi si aspettassero un massiccio tentativo di sbarco in Francia.

Hitler si attendeva infatti che gli anglo-americani avrebbero tentato l’invasione dalla regione di costa bassa di Calais, la più vicina alla costa britannica, che divenne il punto di massima concentrazione difensiva dell’intero Vallo Atlantico, la linea difensiva tedesca che dalla Norvegia si allungava fino alla regione di Bordeaux. E così fu infatti fatto credere fino all’ultimo al comando tedesco con false comunicazioni interne, azioni diversive, false ricognizioni. Per lo sbarco fu invece scelto un breve tratto di costa alla foce della Senna, fra Le Havre e la penisola di Cherbourg: un tratto impervio e sovrastato da scogliere. E per accrescere l’imprevedibilità fu deciso di procedere anche col tempo cattivo e con l’arrivo dell’alta marea.

La ‘Operation Neptune’, il cui comandante supremo scelto da Roosevelt e Churchill fu il generale (e futuro presidente Usa) Dwight D. Eisenhower con il britannico Bernard Montgomery in seconda, iniziò intorno alla mezzanotte fra 5 e 6 giugno con massicci lanci di paracadutisti dietro alle linee nemiche, con il compito di neutralizzare l’artiglieria tedesca e proteggere i ponti prima che venissero minati: operazione riuscì solo in parte ma riuscì comunque a creare scompiglio fra i difensori, 50.000 soldati in tutto, che furono anche indotti a credere che si trattasse solo un’operazione diversiva. Ma quando spuntò l’alba, il dispiegamento di forze che i tedeschi si trovarono di fronte in mare era impressionante: oltre 1.200 navi da guerra alleate fra cui 5 corazzate che scortano 800 navi da cargo piene di truppe e veicoli, 700 imbarcazioni di appoggio e oltre 4.000 mezzi da sbarco con oltre 150.000 soldati e 800 fra carri armati, blindati e altri veicoli.

I settori dello sbarco erano stati divisi in cinque differenti spiagge, con nomi in codice: Utah Beach e Omaha Beach riservate alle truppe Usa; Gold Beach e Sword Beach alle truppe britanniche e Juno Beach a britannici e canadesi. Benchè preceduti da massicci raid aerei e dal fuoco di copertura dalle cannoniere navali, gli sbarchi furono esposti ad un feroce fuoco di sbarramento su spiagge minate, irte di ostacoli e sbarramenti e nelle prime ore fu un massacro, in particolare a Omaha Beach, dove i tedeschi tennero gli invasori inchiodati sulla battigia dall’alto delle scogliere che la circondavano. Nell’arco del solo D-Day sulle cinque spiagge dello sbarco persero la vita circa 10.000 soldati alleati e fra i 4 e i 9.000 tedeschi (cifra mai appurata).

In 24 ore gli Alleati riuscirono a stabilire delle teste di ponte da cui, nei giorni successivi, continuarono a sbarcare uomini e mezzi fino a creare una forza di invasione di quasi un milione e mezzo di effettivi in una lunga e difficile campagna (Operation Overlord) contro 700.000 tedeschi che impiegò quasi due mesi per prendere Parigi, liberata il 25 agosto. Da allora la Germania nazista, stremata e distrutta, fu attanagliata fra due fronti (anche se da un anno si combatteva già in Italia) e gli storici oggi concordano che, se la “corsa” per arrivare a Berlino fu vinta dai sovietici da est, il fronte occidentale era connotato già di un valore strategico proiettato nel futuro: pose l’intera Europa occidentale fuori dalla sfera d’influenza sovietica e gettò le basi per l’ avvento della Guerra Fredda.

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