PARIGI – Ha ucciso il marito dopo 47 anni di vita matrimoniale segnati da botte e violenze Jacqueline Sauvage. A 68 anni, a tre dai fatti, è stata condannata a 10 anni di galera, quella vera pur se la giustizia ha considerato ogni attenuante: ora, dalle figlie ai parlamentari di destra e sinistra, dalle femministe ai semplici utenti social è scattata una gara di solidarietà e la richiesta accorata al presidente Francois Hollande perché renda la libertà a Jacqueline, le conceda la grazia. Finora sono state raccolte 220mila firme.
Invocano – lo fa anche Liberation, “Jacqueline Sauvage, légitime défense” – quello che il tribunale non le ha potuto riconoscere, la legittima difesa, appunto. Perché quando ha deciso di tirare il grilletto Norbert stava solo appoggiato al davanzale, non la stava picchiando in quel momento.
Non c’era l’attualità del pericolo imminente. Ma la storia dei suoi abusi – anche incestuosi nei confronti dei tre figli, di cui il maschio è morto suicida – la conoscevano tutti ne villaggio di La Selle-sur-le-Bied, nel centro della Francia.
Lui beve, apre una società di trasporti, si fa presto l’amante, fa paura a tutto il villaggio. Un vicino chiamato a testimoniare così si rivolge all’accusata alla sbarra: “Vi ringrazio. Ci avete fatto un favore. Ora siamo tranquilli”. (Libération, Pierre Benetti).