Jerome Kerviel, uomo più indebitato del mondo: deve 4,9 mld a Societé Générale

NANTES – Jerome Kerviel è l’uomo più indebitato del mondo. Tanto per capirci, deve dare 4,9 miliardi di euro alla Société Générale, suo ultimo datore di lavoro.

Una corte di appello ha recentemente confermato la sentenza di prima istanza. Kerviel dovrà risarcire alla banca per la quale lavorava nel settore arbitraggio – un settore che si occupa di speculazioni finanziarie che implicano l’acquisto e la vendita di beni su diversi mercati geografici.

Il trader era venuto agli onori della cronaca nel 2008 quando la banca aveva annunciato di aver scoperto un ammanco di diversi miliardi di euro provocato da operazioni ad alto rischio non autorizzate. Kerviel era riuscito ad introdursi, secondo la direzione della banca, in sistemi informatici protetti, dall’interno dei quali aveva potuto svolgere transazioni finanziarie non previste e rivelatisi poi fallimentari.

La banca nega che Kerviel abbia agito per espressa volontà della direzione. Il trader avrebbe anche manipolato la sicurezza informatica per proteggere le sue attività.

La condanna a risarcire 4,9 miliardi di euro equivale ad un ergastolo da un punto di vista finanziario. Anche se pignorassero tutti i beni di Kerviel, la cifra raccolta risulterebbe irrisoria nei confronti del totale richiesto. E’ probabile dunque che le due parti giungano ad un accordo. Si può immaginare che Kerviel sia condannato a versare per tutta la vita alla banca una percentuale fissa di tutto quello che guadagna. La sua pena assomiglierà così ad un supplizio dantesco. Kerviel dovrà svuotare il mare con un mestolo.

Il giudizio reso dal tribunale, tre anni di prigione più il pagamento di 4,9 miliardi di euro, rappresenta un caso abbastanza eccezionale di severità, se comparato alle pene in fondo lievi, o inesistenti, comminate ad altri trader e banchieri. Tale condanna permette di ripensare a quello che è stato fatto e quello che è possibile fare per evitare in futuro nuovi comportamenti fraudolenti all’interno delle istituzioni finanziarie.

Come viene messo in evidenza da un articolo apparso nella rivista on-line Atlantic, il problema della “finanza delinquente” è un filo rosso che attraversa tutta la storia contemporanea. Nonostante le buone intenzioni, è difficile che tale tendenza sia sradicata se continuano ad esistere istituti talmente grandi che, da un lato, non possono fallire e possono quindi permettersi altissimi rischi, e che dall’altro, per le loro dimensioni gigantesche, sono incapaci di controllare tutto il loro personale e le loro dinamiche interne.

La condanna di Kerviel ci stupisce per la sua eccezionalità. La maggior parte degli istituti finanziari che sono considerati come responsabili della crisi del 2007 hanno ricevuto sanzioni miti e, nei casi di diverse banche, nessun responsabile è mai comparso davanti ad un tribunale. Il problema è che le procedure di diritto civile che sanzionano i comportamenti finanziari delinquenti sono state rese sempre più difficili. Le possibilità che un processo contro un trader si concluda con una condanna sono diventate negli anni sempre minori. Per riuscire a combattere la piaga moderna della finanza criminale, e per evitare che gli errori recenti si ripetano, si deve intervenire sul piano giuridico.

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