La Russia superpotenza energetica spaventa Polonia e Ucraina

Pubblicato il 13 Ottobre 2009 - 18:02 OLTRE 6 MESI FA

La Guerra Fredda ritorna. Cambiano le stagioni, i protagonisti (ma qualcuno rimane) e, soprattutto, i mezzi. L’Europa delle spie, della dissuasione atomica, dei blocchi non esiste più, spazzata via dalla storia. La Russia cerca però, ancora, rispondendo forse ad una vocazione centenaria, di estendere la sua influenza sui territori ad est della Germania, l’Europa centrale ed orientale.

L’ambizioso progetto di un nuovo, immenso oleodotto, che correrà nel Mar Baltico, collegando le raffinerie russe direttamente alla Germania, spaventa i timorosi paesi che vivevano un tempo sotto l’ombrello sovietico. Quest’oleodotto, sostengono, sarà una nuova arma per ricatti politici.

Oggi il gas russo che arriva all’Occidente passa per i paesi ex-sovietici. Se il Cremlino decide di chiudere il rubinetto all’Ucraina, significa che chiude il rubinetto anche alla Francia e alla Germania, con le inevitabili conseguenze politiche. Quando l’oleodotto del Baltico sarà completo, Mosca avrà a disposizione une linea separata per rifornire l’Occidente. Questa situazione inedita esporrà a enormi rischi di ricatto paesi come la Polonia, l’Ucraina, tradizionalmente scettici, con qualche buona ragione, delle politiche occidentali russe.

«Ieri i carri armati, oggi il petrolio» – dice Zbigniew Siemiatkowsky, ex capi dei servizi di sicurezza polacchi. In una lettera aperta al presidente Obama, la primavera scorsa, 23 ex capi stato di paesi dell’Europa dell’est, incluso Lech Walesa, hanno evidenziato che, dopo la guerra in Georgia l’anno scorso, la Russia ha dichiarati «una sfera di interessi privilegiati» che potrebbe includere i propri paesi. E concludono: «Con il controllo degli oleodotti, la Russia ritorna come potenza revisionista, che persegue un programma politico del diciannovesimo secolo, con le tattiche del ventunesimo».

I rappresentati del consorzio russo-tedesco che si occupa dei lavori cerca in tutti i modi di smorzare i timori. Ma non è facile. Una ricerca del Ministero della Difesa svedese ha identificato 55 interruzioni nel trasporto di energia dalla Russia all’Europa dell’est legate a motivazioni politiche dalla fine dell’Unione Sovietica ad oggi.