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Sempre più medici italiani laureati in Romania: i dubbi

di Elisa D'Alto |21 Aprile 2020 11:18

Un’immagine di Timisoara

ROMA – Seicento studenti italiani studiano all’università privata Vasile Goldis di Arad. Una cinquantina alla statale di Timisoara. Più altri mille distribuiti tra Iasi e Bucarest, Cluj e Costanza.

Oggi sono circa 2mila i futuri medici e dentisti italiani che studiano nelle università romene. Meno problemi col numero chiuso, meno costosi i test. E vita universitaria meno faticosa. Ma c’è da fidarsi di un medico o di un dentista con titolo romeno? Gli studenti intervistati da Repubblica sono, ovviamente, entusiasti della scelta: le università sono serie e gli strumenti all’avanguardia, dicono.

L’Unione europea però qualche perplessità ce l’ha. All’interno dei Paesi Ue il riconoscimento del titolo conseguito all’estero è automatico. Un po’ meno però quando si mostra un titolo romeno: alcune inchieste hanno infatti svelato un traffico di compravendite di titoli.

Chi sono questi universitari italiani prestati alla Romania? In buona parte sono meridionali, saranno futuri medici e odontoiatri ma anche veterinari e infermieri. Sono i circa duemila ragazzi italiani che non riescono a superare i testi nelle facoltà del nostro Paese e hanno scelto la Romana per laurearsi: “In Italia il numero chiuso è spietato”, “i posti sono già assegnati”, accusano i più.

Dici “Romania” e ti aspetti arretratezza? Non esattamente, almeno a giudicare dal racconto a Repubblica di Nicla Picciariello, psichiatra e mamma: “Ma è un Paese arretrato, tanti criminali… Siamo partite insieme, le ho detto di togliersi i brillanti, via le borse di Chanel, solo vestiti dimessi. Quando sono arrivata qui mi sono vergognata. È un sogno, altro che inferno! Le auto si fermano due metri prima delle strisce, le facoltà hanno ottimi laboratori e mi sento molto più sicura a girare sola e ingioiellata qui che in Italia”.

Il pregiudizio vale anche al contrario: “Un giorno – racconta Alessandro Nicolò, II anno di odontoiatria ad Arad, a Repubblica – ho detto a una professoressa che arrivavo da Reggio Calabria ed è sbiancata: “Oddio ma lì sparano per strada, è pericoloso, c’è la ‘ndrangheta!” Le ho risposto: accidenti, guardi che da noi dicono lo stesso della Romania”.

Ma non pensate che basta superare il test e fare un anno in Romania per poi chiedere il reintegro in Italia. Solo pochi ci riescono. E la maggioranza preferisce rimanere qui. “Una volta superato il test iniziale di romeno, che per fortuna è semplice da imparare – dice Antonino Nicolò, 25 anni, futuro dentista figlio d’arte e rappresentante di tutti gli studenti – si studia mattina e pomeriggio, teoria e pratica in laboratorio, test ogni sei mesi e se non passi ripeti l’anno come al liceo. I professori sono eccellenti, abbiamo strumenti e tecnologie per laboratorio e ricerca e il mestiere lo impari davvero: al quarto anno ho iniziato a fare devitalizzazioni, una pratica difficile perché tocchi il nervo. Abbiamo tre studi a Reggio, ma se avessi studiato in Italia sarei arrivato da mio padre come gli altri, senza saper fare nulla”.

Uno scoglio c’è, il riconoscimento. Nella Ue sarebbe automatico ma visti alcuni casi di titoli comprati la diffidenza è d’obbligo. Alla Grigore T. Popa di Iasi sono stati annullati 62 titoli di italiani che si erano laureati senza conoscere una parola di romeno. Nel 2010 il rettore della Spiru Haret di Bucarest è stato sospeso: “Nel 2009 avevano rilasciato 50mila diplomi – ha raccontato in tv l’ex ministro dell’Istruzione Ecaterina Andronescu – e lo stesso l’anno precedente “.

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