Lesbiche inglesi, fecondazione assistita a carico della sanità pubblica

LONDRA – In Gran Bretagna le lesbiche e le donne di di età compresa tra i 40 e i 42 anni potranno scaricare le spese mediche per l’inseminazione artificiale dalla dichiarazione dei redditi. E’ quanto stabilito nelle linee guida del NICE, l’Autorità garante della spesa sanitaria britannica.

In Inghilterra dove le coppie lesbiche possono liberamente avere figli fin dal 2008 anno in cui fu emanata, non senza polemiche, la legge sulla fecondazione assistita (Human Fertilisation and Embryology Bill) non c’è l’obbligo per le cliniche della fertilità di considerare “l’esigenza di avere un padre” per il nascituro. La dicitura fu sostituita con la definizione volutamente generica “the need of supportive parenting”, ovvero l’esigenza di un genitore partecipe, che dia sostegno: ciò significa che le donne in Gran Bretagna possono liberamente ottenere l’inseminazione artificiale anche se single o lesbiche. Le tecniche ammesse sono l’inseminazione omologa ed eterologa, la gestazione per altri (purché non ci sia passaggio di denaro), e l’inseminazione post-mortem.

A segnare la svolta ora sono le nuove linee guida NICE in base alle quali le donne over 40 (fino ai 42 anni di età) che non sono rimaste incinta dopo due anni di tentativi o 12 cicli di inseminazione artificiale, hanno diritto ad un ciclo gratuito di fecondazione in vitro. Inoltre sarà a carico dello Stato la fecondazione in vitro anche per tutte le lesbiche con comprovata infertilità.

Attualmente le donne che desiderano avere un bambino, single o lesbiche, sono costrette a pagare privatamente per la fecondazione eterologa o in vitro entro i primi 40 anni di età. E i costi non sono certo indifferenti: circa 7 mila sterline per ogni ciclo di trattamento. Stando alle nuove linee guida, le lesbiche under 40 che non riescono a concepire dopo 12 cicli di inseminazione artificiale potranno beneficiare di tre cicli di fecondazione in vitro pagati dal SSN. Un enorme passo in avanti che ha suscitato le polemiche di molti attivisti. Il timore è che la figura paterna si riduca così a mero donatore di sperma, ruotando tutto intorno alla gestante. Negli ultimi dieci anni si contano circa 5 mila bambini nati “senza padre”.

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