Lola Daviet rapita e macellata, traffico di organi di bambini? Sospetto da gelare il sangue

Parigi, non in un bosco folto e impenetrabile. All’uscita da scuola, non in una savana o una giungla. Nei 190 metri che separano la scuola dalla sua abitazione, non durante un tragitto che attraversi favelas e slums. Una bambina di 12 anni a Parigi, all’uscita da scuola, nei neanche duecento metri tra la scuola e il portone di casa sua è stata presa e uccisa. Come una preda. Come una preda qualcuno l’ha cacciata. Presa, portata via, legata e uccisa. Il suo corpo è stato ritrovato in una specie di scatola, grande scatola che una donna cercava di trasportare via. Nella scatola il corpo morto di Lola Daviet, sgozzata, quasi decapitata.

Caccia ai bambini, ai pezzi umani pregiati?

Per ora è un sospetto. E ogni speranza è che rimanga tale: solo un sospetto. Destinato poi a cadere perché altra spiegazione e movente si troverà del feroce delitto di questa bambina. Ma il sospetto c’è, ce l’hanno i poliziotti e gli inquirenti francesi. Il sospetto che lo strazio di Lola sia stato un episodio di una cosa impensabile prima ancora che indicibile: un caso di caccia ai bambini perché portatori di pezzi umani pregiati. Organi umani pregiati perché giovani, anzi bambini. E che quello di Lola sia stata una sorta di caccia interrotta e andata a male perché quel cadavere di bambina non doveva essere “perduto” dai predatori ma portato dove poteva essere smembrato e utilizzato sul mercato del traffico di organi. Con annessa commissione da parte di acquirente, preventiva alla caccia.

Da scuola a casa

Quante bambine e bambini, quanti nostri bambini tra i dieci e i tredici anni, l’età delle medie, ogni giorno tornano da soli da scuola a casa? E’ mai possibile, è mai pensabile che, sia pure in estrema ipotesi, possano essere la preda cacciata, la preda di una caccia ai bambini? La razionalità si rifiuta di pesare la consistenza per così dire numerica di una ipotesi dallo spessore percentuale men che minimo. Così ci dice la mente fredda. E l’istinto a vivere, che poi è quello di sopravvivenza, ci dice di continuare ovviamente a fare come ogni giorno e quindi attendere con la massima naturalezza e serenità il ritorno a casa dei bambini dalla scuola.

Ragione e saggezza ci dicono che quello di Lola Daviet, anche se fosse, sarebbe caso raro e isolato, estremo, improbabile al massimo grado dell’improbabilità. E poi non è detto che sia stata una predazione di bambina per traffico d’organi. Ragione, saggezza, probabilità…Però dentro, dal fondo dell’anima e dello stomaco al solo pensarci, al solo formulare il sospetto, sale e spinge. Qualcosa di gelido, qualcosa che gela il sangue: tornando a casa da scuola, come fanno i nostri figli e nipoti, ogni giorno.

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