Londra, un uomo ha assunto 40 mila pasticche di ecstasy in 9 anni

Mister A ha assunto 40 mila pastiglie di ecstasy in 9 anni: ora il suo caso potrebbe aiutare a studiare gli effetti a lungo termine.

Da un caso clinico estremo si potrebbe comprendere una volta per tutte quali sono gli effetti collaterali a lungo termine indotti dall’MDMA, il principio attivo dell’ecstasy.

I medici del St George’s Medical School di Londra che per primi ascoltarono il suo racconto stentarono a credere alle proprie orecchie. Mister A, così come soprannominato dai medici, ha 37 anni ed ha iniziato a fare uso di ecstasy all’età di 21 anni, assumendo una media di 5 pasticche di MDMA per weekend per i primi due anni. Gradualmente, Mister A ha aumentato il suo consumo di ecstasy fino ad arrivare a una media di 2 pasticche e mezzo al giorno per i successivi 7 anni, al termine dei quali l’uomo ha deciso di abbandonare improvvisamente il consumo di droga in seguito ai numerosi casi di collasso cardiocircolatorio accusati durante il giorno.

Durante i primi mesi di astinenza, Mister A è rimasto sotto l’effetto della droga e la sua condizione fisica più che precaria lo ha costretto a letto per la maggior parte del tempo. «È venuto da noi dopo che aveva deciso che non sarebbe potuto andare in nessun altro posto», ha dichiarato Christos Kouimtsidis, psichiatra presso l’ospedale londinese che ha avuto in cura l’uomo per cinque mesi. I medici riferiscono di un uomo afflitto da una depressione grave, che soffre di allucinazioni e di improvvise perdite di memoria.

«La sua memoria a lungo termine è buona», riferisce Kouimtsidis, «ma non è in grado di ricordare le cose di tutti i giorni, come l’ora, il giorno e cosa contiene il suo carrello della spesa». L’uomo soffre inoltre di una grave forma di rigidità muscolare ai danni del collo e del viso che spesso gli impedisce persino di aprire la bocca.

Una risonanza magnetica compiuta sul suo cervello non ha mostrato particolari lesioni o casi di atrofia cerebrale, tuttavia queste analisi potrebbero non essere abbastanza sensibili da poter riscontare disfunzioni a carico del sistema serotoninergico, ovvero quello deputato alla regolazione dell’umore e della memoria, sostengono i medici. Ciò che si attendono nell’ospedale londinese è di poter verificare anche solo un parziale miglioramento della condizione clinica del paziente, anche se sono in molti a sospettare che alcuni suoi sintomi potrebbero essere permanenti.

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