La polizia comunista contro il culto della Madonna di Medjugorje: archivi jugoslavi

ROMA – La polizia comunista jugoslava teneva d’occhio la Madonna di Medjugorje. Spiando i veggenti, intimidendo i religiosi, isolando il santuario. Quelle apparizioni, iniziate a partire del giugno del 1981, erano considerate dalle autorità “strumento dell’azione nemica controrivoluzionaria”. Tanto bastava per fabbricare falsi dossier diffamatori, minacciare la popolazione devota, ricattare il vescovo di Mostar Pavao Zanic. Se non era difficile credere a un’ostilità ideologica del regime comunista, l’apertura degli archivi dell’Agenzia d’informazione della Bosnia-Erzegovina, fuga ogni dubbio.

A trent’anni di distanza il giornalista Zarko Ivkovic ha consultato le carte della polizia segreta jugoslava, il famigerato Servizio di Sicurezza Sdb. Il lavoro di boicottaggio dei raduni a Medjugorje cominciarono con una capillare opera di persuasione, fondata su presupposti falsi. Non tanto sulla veridicità delle apparizioni, questione difficilmente risolvibile, al punto che nemmeno il Vaticano le ha mai riconosciute ufficialmente e l’attuale Papa non ha ancora sciolto la riserva per incontrare i veggenti. L’obiettivo delle autorità era infangare la reputazione  (reputazione che per altri motivi sarebbe stata infangata anni dopo) dei francescani  che per primi avevano organizzato i pellegrinaggi sul luogo dove un gruppo di ragazzi affermò di aver visto la Madonna. Padre Janzo fu accusato di essere il “regista” di queste apparizioni. Dai documenti emerge l’inquietante vocabolario usato dagli agenti: obiettivo era quello di “rendere passivi” coloro che in qualche modo erano coinvolti nel culto.

Ma la mossa più astuta (luciferina, è il caso di dire) fu il ricatto al vescovo di Mostar, che dopo un’iniziale appoggio al culto mariano, cambiò improvvisamente atteggiamento, diventandone addirittura il primo dei nemici. La Sdb fece circolare, anche in ambienti vaticani, falsi documenti che compromettevano la reputazione del vescovo e dei suoi collaboratori. Storie di donne per lo più. Storie passate di un regime che aveva paura di un gruppo di veggenti ragazzini. Ai nostri giorni, quel piccolo santuario in uno dei luoghi più mistici d’Europa, è diventato un fenomeno di turismo di massa, particolarmente diffuso anche in Italia, responsabile della conversione di divi e attori, come l’ex preferita di Tinto Brass, Claudia Koll. E la Madonna è apparsa anche sui telefonini, prontamente ripresi da Domenica in sulla Rai.

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