Morto lo scrittore Hans Keilson

ROMA, 1 GIU – E' scomparso ieri a Bossum, in Olanda, a 101 anni, lo scrittore Hans Keilson: lo annuncia, ''con grande dispiacere'', la Mondadori cha aveva appena pubblicato in Italia la sua opera piu' rappresentativa 'La morte dell'avversario'.

Considerato uno dei massimi autori del Novecento, Keilson era un ebreo tedesco nato a Berlino il 12 dicembre del 1909. Pubblico' il suo primo lavoro nel 1934, un anno dopo l'avvento del nazismo.

Fuggito in Olanda a causa delle persecuzioni antiebraiche in Germania, durante la Seconda guerra mondiale ha partecipato alla resistenza. Successivamente si e' dedicato alla psicoanalisi, impegnando l'intera sua vita nella cura dei bambini colpiti dal trauma della guerra e della deportazione. Nel 2008 ha ricevuto il Welt-Literaturpreis.

L'anno scorso il New York Times ha definito 'La morte dell'avversario' ''un capolavoro'' e il suo autore ''un genio''. Scritto in clandestinita' in Olanda, e pubblicato per la prima volta nel 1947, il libro e' l'autoritratto di un giovane che sente di non potersi sottrarre al fascino di un anonimo avversario che sta conquistando il potere nella Germania degli anni Venti e Trenta e che richiama Adolf Hitler.

La fascinazione del ragazzo nasce dal momento in cui ascolta di nascosto le discussioni dei genitori su un controverso leader politico chiamato B., che ha cominciato la sua inesorabile scalata al potere. Nella convenzione che avere un avversario e' necessario alla sopravvivenza – come per gli animali che sviluppano l'istinto di conservazione difendendosi dai predatori -, da adulto il protagonista, ascoltando i discorsi di B., rimarra' abbagliato dall'odio in essi espresso e finalmente conoscera' l'identita' dell'avversario.

Capira' soprattutto che B. ha bisogno di lui per raggiungere i suoi scopi, tanto quanto lui ha bisogno di B. Da questa riflessione nasce un racconto ''sconvolgente, non tanto per l'evocazione dei crimini compiuti da Hitler, quanto per lo sforzo di comprendere, da parte del perseguitato, da un lato le ragioni che animano il suo persecutore, dall'altro le proprie reazioni, cercando una logica anche dove essa non sembra esistere''.

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