Murdoch, trovato morto un giornalista del News of the World. Aveva accusato Coulson

Sean Hoare

ROMA -Sean Hoare, ex giornalista degli spettacoli del News of the World del News Corp di Rupert Murdoch, è stato trovato morto. Lo scrive il Guardian.

Hoare, che ha lavorato per il Sun e per il NoW durante la direzione di Andy Coulson, poi portavoce di David Cameron e ora agli arresti prima di essere licenziato per problemi legati alol’uso di alcol e droga, sarebbe stato trovato senza vita nella sua casa a Watford.

Hoare, scrive il Guardian, aveva rivolto delle accuse sulle intercettazioni illegali praticate dal News of the World dalle colonne del New York Times. Aveva raccontato al celebre quotidiano americano che Coulson non era il solo ad essere a conoscenza delle intercettazioni, ma che lui incoraggiava attivamente lo staff ad intercettare le telefonate delle celebrità per ottenere dei servizi esclusivi.

In un’intervista alla Bbc Hoare disse che gli era stato chiesto specificamente dall’allora direttore Coulson di intercettare le telefonate, mentre lo stesso Coulson ha sempre negato di aver saputo delle intercettazioni.

Hoare era tornato alla ribalta delle cronache la scorsa settimana, dopo aver raccontato al New York Times che alcuni cronisti del News of the World erano arrivati persino ad utilizzare le tecnologie a disposizione della polizia per localizzare le persone usando i segnali emessi dai loro telefoni cellulari in cambio di pagamenti agli agenti.

Il giornalista ha anche raccontato che i suoi ex colleghi erano in grado di utilizzare una tecnica chiamata “pinging” dal Guardian. Hoare ha descritto come i cronisti domandavano alla redazione di ottenere le informazioni sul luogo in cui si trovava un “obiettivo”: “In 15-30 minuti qualcuno dalla redazione arriverà e dirà: ‘qui è dove sono'”.

”Mi pagavano per drogarmi con le star”, aveva confidato al Guardian Hoare. ”Mi pagavano per drogarmi con le rockstar, ubriacarmi con loro, prendere pillole con loro, farmi di cocaina con loro. Era una gara. Devi andare oltre il normale dovere e fare cose che nessun uomo sano di mente farebbe. Sei in una macchina”, aveva detto Hoare a Nick Davies, il giornalista del Guardian che aveva seguito fin dal suo nascere lo scandalo delle intercettazioni.

 

 

 

 

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