OSLO – Anders Behring Breivik, l’uomo che che nel 2011 ha ucciso 77 persone nell’isola di Utoya in Norvegia e che rimarrà chiuso in prigione per altri 16 anni, accusa lo Stato di violare i suoi diritti umani. L’uomo è chiuso in regime di completo isolamento. E ha fatto causa allo Stato norvegese per trattamento disumano e degradante.
L’ufficio del procuratore si è espresso contro il ricorso di Breivik. Dicono che l’uomo viene trattato con tutti i riguardi: ”Le misure a lui applicate sono assolutamente entro i limiti permessi dalla Convenzione sui diritti umani”, hanno dichiarato. Ha a sua disposizione tre celle, una per vivere, una per studiare e una per fare esercizio fisico. Può guardare la televisione, può usare il computer, naturalmente senza internet, e può anche giocare alla playstation. Ma contatti con gli altri prigionieri, Breivik, non può averne.
Secondo il procuratore i contatti con altri esseri umani sarebbero garantiti dalle interazioni con i secondini e con il personale del carcere. L’avvocato di Breivik sostiene invece che l’isolamento sta creando chiari danni sul suo cliente. I medici della prigione non sono d’accordo. È vero, dicono, che il paziente periodicamente mostra segni di instabilità. Ma non c’è niente di strano, perché era così anche prima. ”Non ci sono cambiamenti significativi nella sua salute mentale”, hanno dichiarato. Tuttavia per l’avvocato il fatto che la salute dell’uomo non sia cambiata non è una buona notizia. A suo giudizio lo Stato norvegese dovrebbe considerare che anche un malato di mente come Breivik ha diritto a conoscere un’alternativa a quell’isolamento umano che lo ha convinto a sterminare dei giovani innocenti.