Parigi, sui bus gli autisti islamisti dei bus pubblici vietano gonne corte Parigi, sui bus gli autisti islamisti dei bus pubblici vietano gonne corte

Parigi, gli autisti islamisti dei bus pubblici vietano gonne corte

Parigi, sui bus gli autisti islamisti dei bus pubblici vietano gonne corte
Parigi, gli autisti islamisti dei bus pubblici vietano gonne corte (foto d’archivio Ansa)

PARIGI – Gli autisti islamisti dei bus pubblici...E’ una storia che va raccontata partendo da lontano. C’è la società parigina dei trasporti pubblici, la Ratp. I mezzi della Ratp incontrano difficoltà a girare incolumi in certe periferie: spesso vandalismi, talvolta veri e propri assalti. Sono periferie a forte insediamento immigrati islamici e quindi al dirigenza Ratp cerca una qualche soluzione. Ratp va a trattare, sì trattare, con gli esponenti di quelle comunità e scambia una certa tranquillità e lasciapassare per i suoi mezzi con l’assunzione in azienda di islamisti senza se e senza ma.

Accade così nel tempo che si stratifichi e consolidi un nutrito gruppo di dipendenti Ratp, anche autisti ovviamente, che applicano sul bus che conducono una sorta di sharia, legge islamica del pudore e del costume. Anzi, pudore e costume è dir poco e dire sbagliato, gli autisti islamisti applicano, rendono regolamento la sessuofobia islamista, la teoria della donna impura che corrompe e inquina alla sola vista e contatto. Quindi autisti che si rifiutano di dare la mano alle loro colleghe, autisti che non si siedono sul sedile del mezzo se prima lì c’è stata seduta una donna…

E autisti che di fronte a ragazze che cercano di salire sul bus pubblico indossando una gonna corta prima le lasciano a piedi e poi, quando le ragazze raggiungono di corsa il bus, intimano loro  un “andate a casa a vestirvi” mentre le porte del bus vengono di nuovo chiuse in faccia alle ragazze.

Non è piccola cronaca della capitale francese, è qualcosa di più e qualcosa di più grande si sta aprendo oltre l’inchiesta interna della Ratp partita dopo la denuncia dell’accaduto. Si discute in Francia dell’intollerabile ma tollerata pretesa di gruppi, comunità islamiste, di imporre di fatto in terra e cultura europee l’idea e la pratica della donna da velare e nascondere e il precetto, islamista appunto, della donna come impurità incarnata, quindi da cui guardarsi. Insomma della prepotenza di fatto degli islamisti, esercitata e debordante perfino alla guida di bus pubblici.   

Fonte: Corriere della Sera

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