PARIGI – Non è finita. Non è bastata la doppia irruzione a Demmartin e nel supermercato kosher di Parigi e l’uccisione dei fratelli killer Kouachi e di Amedy Coulibaly. La Francia ora cerca il complice, almeno uno. Perché di questo la polizia è sicura, almeno un complice dei terroristi, uno che non ha materialmente preso parte a queste azioni ma che può comunque organizzare e colpire in seguito c’è.
Che sia Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly che ha fatto perdere le sue tracce in Siria (sarebbe entrata nel Paese l’8 gennaio dopo essere partita da Parigi il 2) o qualcun altro, in sostanza cambia pochissimo. Ci sono tanti, troppi elementi, che fanno capire che i tre erano non solo coordinati tra di loro ma godevano di un appoggio esterno.
Quali? Innanzitutto c’è il video postumo di Coulibaly, il terrorista della vigilessa e del market ebraico. Video diffuso ieri 11 gennaio, due giorni dopo la morte di Coulibaly, dall’Isis e ripreso da diverse emittenti e siti. Coulibaly rivendica l’uccisione della vigilessa, si dice appartenente all’Isis, cerca di fare proseliti, invita altri a colpire come ha fatto lui. Al di là del contenuto delirante c’è il fatto che quel video, in rete, l’ha messo qualcuno. Qualcuno che era in contatto con Couibaly subito prima dell’irruzione del market e che ha avuto modo di postare il video. Un complice, quindi.
Ma non finisce qui. Raccontano gli ostaggi sopravvissuti che il terrorista, al momento dell’irruzione del negozio, aveva con se un portatile e indosso una telecamera di tipo GoPro. Voleva un filmato dell’azione e lo ha verosimilmente fatto. E poi ha mandato delle mail. A chi ha mandato quel filmato? La risposta più probabile e allo stesso tempo più inquietante è che il girato di Coulibaly sia in mano all’Isis. Inevitabile, quindi, che i fanatici del califfato che lo ripropongano come video propaganda.
Poi c’è Manuel Valls, primo ministro francese che dice senza mezzi termini: “La caccia continua. Uno dei terroristi aveva certamente un complice”. Parlando ai microfoni di RMC e a BFM-TV, il primo ministro ha aggiunto: “Bisogna rimanere in guardia, perché sappiamo che le minacce sono sempre presenti”. Insomma, la caccia non è finita. E’ appena cominciata.