PARIGI – Era noto alla polizia da tempo ed era stato anche arrestato in Germania dove aveva vissuto nel centro rifugiati di Recklinghausen il tunisino Tarek Belgacem, l’uomo che tre giorni fa è stato ucciso a Parigi mentre era in procinto di commettere un attentato in commissariato. Aveva agito sotto diverse identità, e aveva precedenti per lesioni corporali, violazione della legge sule armi e narcotraffico.
La polizia tedesca ha riferito che era stato in cella per un mese e si è attivata subito per cercare indizi che potessero chiarire le eventuali intenzioni dell’assalitore anche all’interno dell’appartamento che si trova dentro il rifugio per richiedenti asilo, alla ricerca di elementi utili che chiariscano le reali intenzioni dell’assalitore. Le autorità tedesche hanno agito su richiesta di quelle francesi e a quanto pare non avrebbero trovato le prove di un piano per eventuali attacchi terroristici. L’intelligence francese ha però rivelato che addosso al cadavere è stato trovato un pezzo di carta dove si parlava chiaramente di una azione collegata “alle morti in Siria” e si giurava fedeltà al Califfo.
Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve, in mattinata aveva affermato inoltre di “non essere a conoscenza” di presunti complici di Belgacem. “Invito tutti alla massima prudenza” su quanto si afferma sull’uomo ucciso, aveva detto Cazeneuve in un’intervista a Europe 1.
“Quello che sappiamo oggi – aveva continuato ancora il ministro – è che era senza dubbio di origine tunisina, che il suo nome sarebbe Tarek Belgacem e che avrebbe soggiornato in diversi paesi dell’Unione europea, il Lussemburgo, la Svizzera, la Germania”.