Picasso regalò 271 opere inedite all’ex elettricista le Guennec: un processo stabilirà la sua ‘generosità’

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 15:22| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

Pablo Picasso

PARIGI – Pablo Picasso, controverso ed eccezionale artista del XX secolo, sarà ‘giudicato’ in tribunale. Oggetto del giudizio 271 opere che il pittore ha donato all’elettricista 70enne Pierre Le Guennec, che tra il 1970 e il 1973 ha lavorato presso alcune ville di Picasso nelle città di Cannes, Vallauris e Mougins in Provenza, dove l’elettricista abita con la sua famiglia.

Tutto cominciò lo scorso settembre, quando Le Guennec e sua moglie Danielle ritrovarono nel garage di casa le 271 opere inedite di Picasso e si rivolsero alla “Picasso Administration”, gestita da Claude Picasso, figlio dell’artista, con l’intenzione di farle autenticare. Accolti da un sorpreso Claude Picasso, che sull’autenticità delle opere, il cui valore è stimato attorno ai 120 milioni di euro, non mostrò dubbi e che li lasciò ripartire alla volta della Provenza, certo i coniugi non potevano aspettarsi la conseguente denuncia per ricettazione di opere d’arte, denuncia che costa a Le Guennec due giorni di custodia cautelare, dopo il quale si dichiarò “affaticato, anche un po’ turbato. Non in collera, comprendo quanto accaduto”.

La sorpresa di Picasso figlio si tramutò dunque in diffidenza e raggiunse l’anziana coppia sotto forma di denuncia, ed ora starà ai giudici decidere se i coniugi Le Guennec sono entrati in possesso delle opere dall’altissimo valore culturale e economico in maniera legittima. Le Guennec racconta la sua versione: “Quando lavoravo per lui mi invitava spesso a prendere una fetta di torta, un caffè, a parlare del più e del meno. – ed aggiunge – Una sera che avevo finito il mio lavoro la signora Jacqueline – ultima moglie di Picasso – mi ha dato un piccolo pacchetto dicendo: ‘E’ per voi’. Al suo interno c’erano le opere”.

Il regalo passò nel dimenticatoio e lì rimase per 37 anni, fino a quando i coniugi non si ricordarono della gran fortuna conservata, fortuna che per loro è divenuta una disgrazia. Mentre la coppia descrive l’artista come un uomo estremamente generoso, ben altra è l’apparenza di uomo avaro che il figlio Claude ritrae, non credendo possibile la versione fornita dai le Guennec.

Così accade che la linea di difesa decisa Evelyn Rees, avvocato dell’anziana coppia, sarà quella di dimostrare la straordinaria generosità caratteristica dell’artista, secondo quanti lo hanno conosciuto eccetto il figlio: “Erano una coppia che provava piacere a fare regali – riferendosi a Pablo Picasso e sua moglie Jacqueline -. Da quando è scoppiato il caso sono entrata in contatto con altre persone che hanno ricevuto regali simili, ma non vogliono venire allo scoperto per paura di essere processati come i miei assistiti”.

Il caso ha così alimentato la circolazione di aneddoti relativi al pittore, su quanto amasse donare le sue opere e sulle donazioni ad opera di Jacqueline dopo la sua morte nel 1973. Altra testimonianza ‘celebre’ spunta in occasione del processo per testimoniare la grande generosità dell’artista: Geneviève Laporte, l’allora amante 17enne del 69enne Picasso, sentito in radio dell’imminente processo, ritiene verosimile la versione fornita dai Le Guennec, offrendo i suoi personali aneddoti alla stampa francese, sulla volta in cui Picasso regalò un disegno ad una bambina per strada, che felice disse ai genitori “guardate, vale milioni”, esultanza incauta che le costò li strappo del disegno da parte del pittore stesso.

Il ritratto che si fa dell’artista in questo periodo non è dei migliori: uomo controverso dalla ‘schizofrenica’ generosità opposta ad avarizia, se più avaro o più generoso i giudici ormai dovranno stabilirlo, intanto Le Guennec attende il processo e dichiara: “Sono a posto con la mia coscienza. Quello che ho guadagnato  è il ricordo di un grande uomo. Di aver frequentato il Signore e la Signora (Picasso), questo rimarrà scolpito a vita nella mia memoria”.