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Politkovskaya, la polizia: “Fermato l’organizzatore”

di Maria Elena Perrero |24 Agosto 2011 9:00

Anna Politkovskaya (Foto LaPresse)

MOSCA – Ci sarebbe una svolta nell’inchiesta sull’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya, uccisa a Mosca a colpi di pistola mentre rincasava il 7 ottobre 2006: il comitato d’indagine ha confermato il 24 agosto il fermo di un ex ufficiale di polizia come presunto organizzatore dell’assassinio, e ha detto di avere informazioni sul mandante del delitto.

Il portavoce del comitato d’indagine, Vladimir Markin, ha riferito che l’ex tenente colonnello Dmitri Pavliucenkov, responsabile all’epoca della sezione pedinamenti della polizia di Mosca, ”ha ricevuto un ordine da una persona non identificata e accettato di organizzare l’assassinio di Anna Politkovskaya in cambio di una somma di denaro”.

L’ex ufficiale, per il quale oggi verrà chiesto l’arresto, è sospettato di aver creato un gruppo criminale di cui avrebbero fatto parte i tre fratelli ceceni Makhmudov, tra cui Rustam, il presunto esecutore materiale arrestato lo scorso maggio dopo una lunga latitanza. I suoi due fratelli, Dzhabrail e Ibragim, erano stati assolti in primo grado nel 2009, ma ora sono ancora indagati insieme a Rustam nella nuova inchiesta in corso.

Pavliucenkov, il cui fermo è stato reso noto nella serata del 23 agosto da Dmitri Muratov, direttore di Novaia Gazeta, il giornale per cui lavorava la Politkovaskaia, era stato convocato nel primo processo come teste, ma ora la sua posizione è cambiata.

Secondo Markin, l’ex ufficiale ”ha promesso dei soldi ai fratelli Makhmudov, acquistato e consegnato la pistola a Rustam Makhmudov, fornito l’indirizzo dove viveva la Politkovskaia e la marca della sua auto”. ”Nello spazio di tre giorni, i Makhmudov hanno osservato i movimenti quotidiani di Anna Politkovskaya e il 7 ottobre 2006 Rustam ha commesso l’omicidio della giornalista davanti all’ingresso del suo condominio”, ha proseguito Markin.

Il portavoce del comitato d’inchiesta ha annunciato inoltre che gli investigatori ”dispongono di informazioni sul presunto mandante, ma per ora ritengono prematuro renderle pubbliche”: è stato questo, finora, il tassello mancante dell’inchiesta, il più importante per capire chi voleva la morte della scomoda giornalista, nota per le sue critiche all’allora presidente Vladimir Putin, ma anche al leader ceceno Ramzan Kadyrov, nonché per le sue denunce degli abusi e degli orrori delle guerre russo-cecene.

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