La Croazia vuole che il suo Prosek sia riconosciuto dall’Unione Europea. E i difensori del prosecco italiano insorgono, temendo che il vino croato possa essere confuso con le bollicine italiane.
Croazia vuole che il Prosek sia riconosciuto dall’Unione Europea
La Croazia torna alla carica chiedendo l’avvio delle procedure di riconoscimento a livello Ue della menzione tradizionale Prosek. Da abbinare alla denominazione di un vino bianco locale. Nel 2013 la Croazia aveva già chiesto il riconoscimento della denominazione, rifiutato da Bruxelles in quanto evocazione del Prosecco.
“Non possiamo tollerare che la denominazione protetta ‘Prosecco’ diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea”, ha detto Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
De Castro ha inviato una lettera al Commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, per chiedere di fermare la procedura prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale Ue della domanda croata.
“Il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione. Senza contare che al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione ‘Prošek’, consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco”.
Il via libera al Prosek “un attacco al Made in Italy”
Il via libera al Prosek croato è un attacco al Made in Italy e al prosecco nazionale. Che è il vino più esportato nel mondo ma anche il più imitato. E’ quanto afferma in una nota la Coldiretti, in riferimento alla richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria ai servizi della Commissione Ue per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della procedura per il riconoscimento della Menzione tradizionale Prosek.
Una decisione che, precisa l’organizzazione agricola, rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia. I
l successo del Prosecco che ha messo a segno un aumento delle bottiglie esportate nel mondo dell’8% nel primo trimestre del 2021 ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata dalla Coldiretti la vendita anche del Whitesecco e del Crisecco.
Il falso Made in Italy alimentare – conclude la Coldiretti – vale 100 miliardi nel mondo, dove due prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale.