ROMA – Gli agenti del Governo francese hanno sequestrato computer dal sito Renault di Lardy (Francia), che realizza prove sulle emissioni dei veicoli. Lo rivelano fonti di stampa francese che citano un volantino sindacale della Cgt, secondo il quale quale gli ispettori si sono recati nell’impianto transalpino lo scorso 7 gennaio. Secondo il sindacato il fatto genera sospetti su un possibile coinvolgimento di Renault nello scandalo sulle emissioni che ha colpito Volkswagen.
L’ipotesi degli investigatori è che alcuni motori diesel Renault possano essere equipaggiati con un software che consente di eludere i controlli sulle emissioni, proprio come quelli dello scandalo Volkswagen. Renault, da parte sua, ha confermato le perquisizioni, che secondo la stampa francese farebbero seguito a un’indagine avviata già ad ottobre, ma ha assicurato che tutti i test realizzati su richiesta del ministro dell’ambiente Ségolène Royal non avevano evidenziato frodi. In una nota la casa automobilistica francese informa:
“La Direction Générale de l’Energie et du Climat (Dgec), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell’Ecologia, ritiene fin d’ora che la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato sui veicoli Renault”.
Ma non appena si è diffusa la notizia sui sospetti di frode il titolo Renault è crollato alla Borsa di Parigi. Il costruttore parigino ha ceduto il 10% penalizzata da sospetti su irregolarità nei test sulle emissioni. Il titolo sconta inoltre il calo delle vendite di auto in Russia nel 2015 (-46%), dove il Gruppo è esposto con il marchio Autovaz. Coinvolto nel crollo in Borsa anche il titolo del concorrente francese Psa (Peugeot e Citroen).
Pessime notizie anche per Fca (Fiat-Chrysler): è nuovamente congelata al ribasso in Piazza Affari e segna un calo teorico del 9,83%, molto vicino al 10%. Riammessa invece Exor, a monte della catena di controllo, che cede il 6,4%. Sull’ex-Lingotto pesano i dati sulle vendite di auto in Russia, in calo del 46% nel 2015 e la denuncia di due concessionari di Chicago, che affermano, come riporta Automotive News, di essere stati indotti a modificare i dati sulle vendite di auto.