Roma: Giornata della memoria, mostra shock sui “bordelli” per i deportati

Alcuni deportati andavano con le prostitute nei bordelli costruiti all’interno dei campi di concentramento come Auschwitz, Dachau, Buchenwald e altri. È questa la tesi sostenuta dai curatori della mostra “La prostituzione forzata nei lager nazisti”, che sarà inaugurata ufficialmente per la prima volta in Italia il 27 gennaio in occasione nella Giornata della memoria.

La mostra si terrà a Roma nel Museo Storico della Liberazione: tra le altre cose verranno esibiti i “buoni premio che i prigionieri dei campi ricevevano dalle SS per una visita al bordello come ricompensa per la loro buona condotta”.

L’iniziativa è organizzata dalla cooperativa sociale contro la tratta “Be Free” e patrocinata dall’università di Roma Tre e prevede “l’esposizione di oltre 200 materiali con testimonianze e fotografie delle Sonderbau (Case Speciali) in cui le SS allestivano i bordelli”.

Dopo l’inaugurazione si terrà una tavola rotonda con diversi studiosi. «Questi luoghi, dove venivano fatte prostituire le detenute tedesche, chiamati “case della gioia”, sono stati costruiti in almeno 10 campi dopo un decreto di Himmler nel ’42. Dapprima erano frequentati solo dai prigionieri tedeschi nei campi, poi anche da deportati polacchi ed europei ed erano proibiti agli ebrei e ai sovietici», ha spiegato Antonella Petricone, dottore di ricerca in Storia delle scritture femminili alla Sapienza, che si è basata sulle ricerche di studiosi berlinesi e viennesi, i cui lavori “sono ancora inediti in Italia”.

«I nazisti pensavano di evitare così il diffondersi dell’omosessualità tra i deportati – ha aggiunto Petricone. – I “clienti” venivano igienizzati e spiati dai soldati tedeschi».

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