Romy Schneider spiata dalla Stasi fino alla morte

Romy Schneider

Romy Schneider fu spiata dalla Stasi fino al giorno della sua morte, il 25 maggio 1982: a rivelarlo è il quotidiano tedesco Bild che ha scoperto un voluminoso dossier raccolto dai servizi segreti della Germania est sull’attrice austriaca, accusata di aiutare anche finanziariamente l’opposizione al regime comunista nella Ddr.

Steffen Meyer, portavoce della “Birthler-Behoerde”, l’authority che conserva l’enorme archivio della Stasi, ha spiegato al quotidiano di Amburgo che la “Sissy” del grande schermo su seguita fin dal suo primo sostegno al Comitato per la protezione della libertà e del socialismo (Schuetzkomitee), l’organismo creato a Berlino Ovest nel 1976 che si batteva per la liberazione dei prigionieri politici nella Ddr.

Il 28 dicembre 1976 il ministero per la Sicurezza dello Stato, responsabile della Stasi, impartì l’ordine «urgente di spiare le attività di Romy Schneider e sui documenti raccolti venne apposto il 19 gennaio 1978 il timbro “Segreto”». Nel rapporto riguardante «la persona di Romy Schneider, nata a Vienna nel 1938, cittadina austriaca, attrice, abitante a Berlino, Winklerstrasse 22»  venivano indicati come obiettivi di indagine la documentazione dei titoli di viaggio suoi e degli accompagnatori, oltre all’ordine di avvertire immediatamente l’unità spionistica da mobilitare.

Nel caso in cui l’attrice avesse attraversato il territorio della Ddr per recarsi a Berlino Ovest, tutti i dati che la riguardavano dovevano essere trasmessi alla Sezione XX/5 della Stasi. Una delle accuse principali rivolte all’attrice era stata di aver guadagnato alla causa dell’opposizione al regime della Ddr due grandi personalità del cinema francese come Yves Montand e la moglie Simone Signoret.

L’attività di spionaggio nei confronti dell’attrice ebbe termine il 7 giugno 1982, qualche giorno dopo la sua scomparsa all’età di 43 anni.

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