Rouen, il racconto di Jeanine, 86 anni: “Quei due indemoniati…”

Rouen, il racconto di Jeanine, 86 anni: "Quei due indemoniati..."
Rouen, il racconto di Jeanine, 86 anni: “Quei due indemoniati…”

ROMA – Rouen, il racconto di Jeanine, 86 anni: “Quei due indemoniati…”. Ha visto il povero parroco Jacques morirle davanti sanguinante dopo che i due tagliagole Isis lo hanno sgozzato all’interno della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino Rouen. Jeanine, 86 anni, era a quella messa maledetta, profanata dall’odio settario, per celebrare da devoti cristiani il compleanno del marito, 87 anni.

Una preghiera di ringraziamento culminata però con rischio concretissimo che la loro vita finisse lì: il marito si è salvato dopo i primi fendenti facendo il morto (“lo faceva così bene che ho creduto d’averlo perso”). Questa la testimonianza registrata dal cronista del Corriere della Sera.

«Quei due indemoniati ci hanno divisi, mio marito e padre Jacques sulle panche di sinistra, io e le tre suore su quelle di destra. “Non preoccupatevi, ha detto uno a noi donne, non vi faremo niente, ci servite vive come ostaggi”. Ho pensato: Dio mio, significa che non morirò subito e dovrò aspettare un po’ prima che mi uccidano. Avrò paura per tanto tempo. È stato allora che ho smesso di agitarmi e di gridare. Non volevo mi venisse un infarto».

[…] Guy è fuori pericolo, è molto debole, ma non ha mai perso conoscenza. Mentre era a terra è anche riuscito a tenere la mano su una delle ferite. Mi ha detto che premeva per rallentare il sangue […] Io e Guy siamo andati alla messa del mattino perché era il compleanno di mio marito: 87 anni. Volevamo ringraziare Dio d’essere arrivati sin qui assieme. La messa era quasi finita quando sono entrati dalla sacrestia quei due. Uno aveva una pistola, l’altro un coltello. “Siamo pronti a farci esplodere — ci hanno detto —. Siete tutti prigionieri”. La polizia mi ha detto che sia la cintura esplosiva sia la pistola erano finte, ma noi non potevamo saperlo. E poi che differenza avrebbe fatto? Eravamo due vecchi e quattro donne. Quei due erano ragazzi che saltavano di qua e di là come indemoniati. “Allah Akbar” gridavano. Ci hanno divisi, maschi da una parte e femmine dall’altra, quindi hanno cominciato a prendersela con padre Jacques».

[…] Quello con la pistola filmava l’altro che dall’altare diceva qualcosa in arabo. Una preghiera, una minaccia, chissà — continua Jeanine —. Padre Jacques continuava a dirgli di smetterla, di non mettersi nei guai, di non fare sciocchezze. Loro l’hanno preso dalla panca e gli hanno ordinato di inginocchiarsi. Padre Jacques ha resistito, voleva parlargli, non so, forse pensava di convincerli, ma quello col coltello gli ha dato il primo colpo di lama, dall’alto verso il basso, proprio qui, tra la clavicola e il collo. Padre Jacques è caduto all’indietro, con la faccia all’insù. Dio mio, lo vedo ancora. Aveva la testa ripiegata verso di noi e, sono sicura, ci guardava […]

Padre Jacques ci guardava, immobile, fino a che non è uscito sangue anche dalla bocca e allora se n’è andato. Quei pazzi l’hanno colpito ancora al corpo, una due, tre volte, non saprei. Così a terra, com’era. Hanno dovuto abbassarsi per accoltellarlo. E probabilmente era già morto». (Corriere della Sera)

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