Russia, per le autorità “I fratelli del bosco” erano dei criminali, per la gente si trattava invece di eroi

Poliziotti russi

Per le autorità “I Fratelli del bosco” era semplicemente una banda di criminali che si voleva impadronire di armi utili ai loro loschi affari; per la gente invece, si trattava di un gruppo di “Robin Hood”, dei Rambo che si erano ribellati alle angherie dei poliziotti corrotti e violenti.

I “Fratelli del Bosco”, rinominati così in onore di un gruppo che negli anni Quaranta si opponeva nei paesi baltici alle truppe sovietiche che avevano rioccupato quelle zone dopo il patto con la Germania, hanno resistito a lungo nascosti nelle foreste della regione di Primorye, tra il fiume Ussuri e la costa del Pacifico. Alla fine ci sono voluti centinaia di uomini, elicotteri e perfino carri armati per stanarli. Dopo essersi rifugiati in un edificio della cittadina di Ussurijsk, quattro dei ragazzi si sono arresi: altri due si sarebbero sparati prima di cadere nelle mani dei poliziotti.

Tra questi ci sarebbe anche Aleksandr Sladkikh, 21 anni, un passato tra gli spetsnaz, le truppe speciali russe,  indicato come il capo del gruppo.

I ragazzi della Primorye nei blog su internet, hanno ricevuto centinaia di interventi a loro favore. Questo atteggiamento di apprezzamento nei loro confronti, è l’ennesima dimostrazione che in Russia la gente comune non ne può più dei privilegi della casta e delle violenze dei poliziotti corrotti.

All’inizio della rivolta dei “Fratelli” ci sarebbero stati un paio di pestaggi ingiustificati. Mesi fa ai partiti locali era arrivata una lettera anonima nella quale si chiedeva di sostituire i capi corrotti delle forze di polizia e si minacciava, in caso contrario, una campagna contro le forze dell’ordine. Poi sono partiti gli attacchi: poliziotti uccisi a revolverate mentre si trovavano in auto; un commissariato incendiato.

Dopo lunghe indagini, le forze di polizia sono riuscite a individuare diversi nascondigli nei quali sarebbero stati trovati esplosivi e armi. Ma dei ragazzi nessuna traccia: loro si muovevano nella boscaglia, cambiavano covo in continuazione. Fino all’operazione finale, per la quale le autorità non hanno voluto correre rischi, visto lo schieramento di forze. L’ultimo ad arrendersi è stato un giovane di 20 anni, Aleksandr Kovtun, che è stato convinto dalla madre e che avrebbe raccontato del suicidio dei due compagni.

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