LONDRA – Il 51% degli scozzesi vuole l’indipendenza. Un brivido lungo la spina dorsale del Regno Unito: a pochi giorni dallo storico referendum sull’indipendenza della Scozia il fronte del ‘Si’ e’ per la prima volta in testa nei sondaggi. Un risultato che fa esultare gli indipendentisti, un vero e proprio shock per il governo di Londra che tenta di correre ai ripari promettendo in extremis maggiore autonomia se la Scozia dirà no all’indipendenza il prossimo 18 settembre.
Ma a Londra la sterlina crolla sterlina arrivando ai minimi degli ultimi dieci mesi sul dollaro dopo la pubblicazione del sondaggio. La valuta britannica risente molto del clima di instabilità che potrebbe derivare da una secessione. Oggi 8 settembre il pound ha perso oltre l’1% contro il dollaro, raggiungendo 1,6145 dollari, il livello più basso dal novembre 2013. E’ stato registrato anche un calo di quasi l’1% rispetto all’euro
Il cancelliere George Osborne ha lanciato il suo messaggio in un’intervista alla Bbc, in risposta a quel 51% a favore del “sì” materializzatosi come un inquietante presagio sulle prime pagine dei domenicali: ha promesso un nuovo intervento in tema di devolution delineando per la Scozia una maggiore autonomia in materia fiscale, di spesa e pubblica e welfare soprattutto.
Mancano però i dettagli che verranno resi noti nei prossimi giorni, resta quindi da vedere se e come il piano intende andare oltre le proposte già sottoscritte poche settimane fa dai tre principali partiti britannici (Conservatore, Laburista e Liberaldemocratico). Già quella era stata giudicata una reazione dettata dalla preoccupazione per l’avanzare degli indipendentisti nei sondaggi, adesso pero’ il leader dell’Snp (il partito nazionalista scozzese), Alex Salmond, parla di vero e proprio ”panico” da parte della ”elite di Westminster” e bolla come poco credibile qualsiasi proposta o promessa a questo punto.
Mentre la sua vice, Nicola Sturgeon, accusa la campagna per il ‘No’ di prendere ”gli scozzesi per degli imbecilli”. Del resto gli indipendentisti da oggi sperano davvero: con soli 10 giorni di campagna prima del voto quel 51% di ‘si’ emerso dal rilevamento YouGov pubblicato dal Sunday Times assume ancora più forza se si considera che solo un mese fa il fronte del ‘No’ era in testa di 22 punti percentuali, mentre adesso gli unionisti si assestano al 49% nello stesso rilevamento che non prende in considerazione gli indecisi.
Non manca tuttavia chi invita alla cautela, che ricorda come un singolo sondaggio non e’ da considerarsi decisivo, che un altro rilevamento (Panelbase) vede ancora il ‘No’ in testa con il 48%, il ‘Si” al 44% e gli indecisi all’8%, e che la risposta la daranno solo le urne.
Da parte sua Alistair Darling, l’ex cancelliere dello Scacchiere che guida la campagna unionista ‘Better together’ (Meglio insieme), ammette che i numeri sono ”un campanello d’allarme” per chiunque pensasse che l’esito del referendum fosse scontato e l’indipendenza respinta: ”Adesso e’ il momento di schierarsi e di farlo a voce alta” esorta.
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