Solingen, madre uccide cinque figli Solingen, madre uccide cinque figli

Solingen, quale vita dopo l’orrore? Il figlio risparmiato e i cinque fratellini uccisi dalla madre

Resterà negli annali, nei manuali di psicopatologia, cinque figli piccoli uccisi per mano della stessa madre.

Una madre che a Solingen, in Germania, ha pianificato e messo in atto l’infanticidio delle sue tre bambine (1 anno e mezzo, 2 e 3 anni), nonché dei suoi due ragazzi di 6 e 8 anni.

Ne ha salvato solo uno, il più grande, undici anni e una tragedia sulle sue fragili spalle più grande di tutto l’orrore del mondo. 

Salvato, risparmiato dalla furia omicida di una madre già in procinto di togliersi la vita, una mattina come tante, in mezzo alla confusione della stazione centrale di una città estranea e inconsapevole.

Cosa ha visto, cosa sapeva il figlio undicenne risparmiato?

Niente potrà spiegare l’eccidio, in ogni caso sono poche al momento le informazioni certe. Proviamo a metterci nella prospettiva del bambino, trascinato dalla madre fuori dalla casa dell’indicibile.

La mattina i cinque fratellini sembrano dormire nell’appartamento di un caseggiato popolare a Hasseldelle, periferia di Solingen, cittadina del Nord Reno Westfalia famosa per la produzione di coltelli, spade, lance. 

Indizio sinistro, ma la cittadina, altrimenti tranquilla, ha avuto il suo momento mediatico di efferatezza recente solo per un atroce assalto neonazista.

Solingen, nel ’93 i neonazisti provarono a sterminare famiglia turca

Nella notte del 28 maggio 1993, quattro skinhead tedeschi diedero fuoco alla casa di una a famiglia turca: morirono tre ragazze e due donne, rimasero feriti quattordici altri membri della famiglia, tra cui alcuni bambini. 

Torniamo nella casa di Solingen: il maggiore si sarà accorto che i fratellini non erano solo addormentati? Sembra che la donna li abbia avvelenati con dosi mortali di sonnifero, ma non è certo.

Madre e figlio, a Dusseldorf stazione centrale

La donna (di solito calma e tranquilla quella mattina era fuori di sé?) trascina il figlio verso la stazione, qui prendono un treno per la vicina Dusseldorf. 

Una volta scesi le loro strade si dividono. Ha messo il ragazzino sul treno per Moencheglabach, una sessantina di km distante.

Lo ha salutato, gli ha dato un bacio d’addio, lo ha convinto ad andare dalla nonna? Con quale espressione le ha forse confessato di voler farla finita per sempre?

Quello che si sa è che ha aspettato, diciamo il tempo che il figlio undicenne arrivasse a casa della nonna.

Poi ha scelto un binario e qui si è gettata sotto un treno. Ma a morire non ce l’ha fatta, è ricoverata in gravi condizioni. 

La piantonano all’ospedale aspettando che riesca a pronunciare una parola. 

Poco prima delle 14 la telefonata di una signora anziana alla Polizia: mia figlia ha ucciso i suoi figli e intende suicidarsi, fate presto. La figlia, proprio in quel momento, salta sui binari.

E’ stata la figlia a chiamare sua madre, oppure il ragazzino a spiegare l’inconcepibile? Tante, troppe domande, per una risposta che non arriverà mai. 

La Polizia: “Il padre non ha partecipato in alcun modo ai fatti”

Manca il padre in questa tragedia greca. Medea divorò i figli per amore, dov’è l’uomo a Solingen? 

In questo caso la Polizia è sicura: “Il padre non è sospettato e non ha partecipato in alcun modo ai fatti”. Mio Dio, i fatti (fonte Ansa)

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