Sharm el Sheik: un braccialetto repellente contro gli squali

Gli squali ”non sono killer, e il comportamento registrato a Sharm el Sheik, in Egitto, è piuttosto strano”, ma se le autorità egiziane temono un flop di presenze turistiche ”ci sono metodi alternativi alla soppressione di questi importanti animali per l’equilibrio dell’ecosistema, come i braccialetti elettromagnetici, repellenti elettrochimici già in uso in Australia”.

E’ quanto sottolinea all’Ansa la biologa marina Sara Andreotti, giovane ricercatrice italiana in Sud Africa, attualmente allo studio degli squali bianchi. Gli squali, continua, ”sono fondamentali per l’ecosistema perchè mantengono il numero dell’altre specie di taglia più piccola, e perchè, eliminando le prede deboli e non in piena salute, fanno una sorta di selezione naturale. Sono pochi e sempre meno, si riproducono solo una volta l’anno, e sono più loro a rischio per l’impatto con l’uomo che l’inverso. Non li avremo più – è il grido d’allarme della biologa – nel giro di 20 anni; non a caso sono nella lista Iucn come ‘vulnerabili’. E’ errato presentarli come predatori-killer. Del resto mancano dati sugli squali, li stiamo studiando da appena 5-6 anni”.

Secondo Andreotti, ”è verosimile” che a Sharm gli squali carcharinus longimanus, noti anche come ‘pinna bianca’, siano stati attratti dalle carcasse di montone gettate in mare dopo la Festa del Ringraziamento. ”L’ipotesi ha senso, ma occorre ricordare che questi grandi predatori non hanno memoria a lungo termine. Possono mangiare animali terrestri, e purtroppo un umano che galleggia ai loro occhi è come una carcassa, ma non li si può abituare a mangiarli. E’ stato provato che dopo un po’ si disabituano”.

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