Stadi aperti e teste chiuse, il messaggio contromano del ritorno alla normalità

Stadi aperti. Non ai mille come da ieri. Stadi aperti a cinquemila, diecimila, ventimila a seconda della capienza. Stadi aperti al 15 o al 20 0 al 25 per cento della capienza.

Il calcio lo vuole, le tv del calcio (e non solo) accendono ceri alla speranza che preso sarà, in un mix tra neutro auspicio e pressione soft di lobby. Mihajlovic politogo sintetizza: stadio chiuso è di sinistra, stadio aperto è libertà.

STADI APERTI, TESTE CHIUSE

Passi per Mihajlovic, allenatore e calciatore “macho”, portatore e alfiere dell’idea che i veri uomini le avversità le guardano in faccia e le prendono a calci. E’ un’idea del mondo anche questa, al tempo stesso infantile e regressiva. Passi per Mihajlovic che non è tenuto a capire cosa significhi nella realtà riaprire gli stadi, e infatti non lo capisce. Ma gli altri, cosa non capiscono presidenti di Regioni, presidenti di squadre, presidenti di network, sindaci, politici, giornalisti? Possibile che i più lucidi siano gli ultras del tifo che fanno osservare l’impossibilità di stare allo stadio seduti, composti e distanziati? Gli unici che ragionano sono rimasti gli ultras?

ULTRAS, GLI ULTIMI LUCIDI

Cosa è questo incantamento che porta, sta portando agli stadi aperti al pubblico? Cosa può far credere che migliaia di persone dentro uno stadio restino sedute, mai in piedi, non si abbraccino per il gol, non esultino a squarcia gola, non sventolino bandiere e non abbiano materiali a supporto del tifo, indossino mascherina lungo tutti i percorsi in cui si muovono, entrino distanziati, restino distanziati per un paio d’ore almeno ed escano scaglionati su ritmo scandito dagli altoparlanti? 

La ovvia pressione dell’industria calcio non basta a spiegare. Certo, al calcio servono anche gli introiti da spettatori allo stadio ma non è proprio come i clienti al ristorante. 

La istituzionale ipocrisia delle istituzioni non basta a spiegare. Certo, ti vincolo ad un “protocollo”, tu ti vincoli a rispettarlo. Sappiamo entrambi che il protocollo è letteralmente non rispettabile, non applicabile. Ma facciamo finta entrambi, così ce la caviamo tutti e due. E’ questo di solito l’ascolto da parte delle istituzione delle istanze dei comparti produttivi.

La cedevolezza strutturale della cosa pubblica maneggiata come pongo da politica e società non basta a spiegare. Certo, compiacere è un must della politica. E ignorare un must della pubblica opinione.

Ma a gonfiare le vele di stadi aperti c’è altro e ben altro vento. 

MESSAGGIO CONTROMANO

C’è il messaggio contromano. In Spagna da settimane muoiono 60 persone al giorno di Covid 19 e mezza Madrid è sotto sostanziale coprifuoco. Israele è di nuovo in lockdown per tre settimane. In Gran Bretagna limitazioni agli spostamenti e 10/15 milioni (per ora) di cittadini chiusi in casa la sera e 4/5 mila contagi al giorno. In Francia ieri diecimila contagi e son sembrati pochi rispetto ai 14 mila del giorno prima. In Romania contagio esponenziale…

E anche da noi 1500 contagi al giorni e 10/15 morti al giorno non sono proprio un’epidemia domata. La pandemia in Europa c’è. C’è e aumenta di intensità rispetto all’estate. Coronavirus e Covid vanno con maggior frequenza e velocità verso gli abitanti del continente. E incontrano un messaggio che va contro mano.

RITORNO ALLA NORMALITA’

Ritorno alla normalità, questo il messaggio che va contro mano. Contate quante volte si ascolta nel discorso pubblico la formula “ritorno alla normalità” e avrete la misura del messaggio contro mano. Misura imponente. E chi va contro mano se gli va male impatta in uno scontro frontale e non ne esce, se gli va bene finisce fuori strada e sfascia la macchina. Non c’è nessun volere è potere che conduce indenni a destinazione se vai contro mano. E non c’è nessun ritorno alla normalità per questo autunno e inverno e primavera prossimi. Firmato, la Realtà.

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