SAN FRANCISCO – Prima che “sia troppo tardi” il papà pentito vuole incontrare il figlio malato (e famoso). Il padre è quello di Steve Jobs, il patron di Apple: si chiama John Jandali, è ormai ottantenne e 56 anni dopo si è ricordato di quel bimbo che abbandonò in fasce.
Lo racconta in un’intervista al tabloid britannico The Sun, proprio a ridosso dell’annuncio dell’addio di Jobs che ha deciso di lasciare il suo posto da Ceo della mela smangiucchiata per via del tumore che lo sta logorando e di cui sono state diffuse delle foto choc di un uomo scheletrico e scavato (forse un falso).
“Vivo nella speranza che prima che sia troppo tardi mi cercherà. Anche solo per bere un caffè, farebbe di me un uomo molto felice”, ha dichiarato Jandali che di mestiere fa il vicepresidente di un casinò a Reno, in Nevada. Il piccolo Steve è nato nel febbraio del 1955 da John e Joanne Schieble: i due, allora studenti, decisero di darlo in adozione e del neonato si curarono Paul e Clara Jobs.
“Se potessi tornare indietro cambierei molte cose. E a maggior ragione negli ultimi anni dopo avere saputo che mio figlio è gravemente malato può suonare strano, ma non sono preparato, neanche se uno dei due fosse sul letto di morte, ad alzare la cornetta per telefonargli”, ha detto.
“Ho i miei soldi. Ciò che non ho è mio figlio…”, ha concluso.