Strage di Oslo, crimine contro l'umanità?

''Per quanto orribile e disumano, ad un atto singolo come quello di Oslo non puo' essere applicata in senso tecnico la categoria di crimine contro l'umanita'''. E' questo il parere del giudice Antonio Cassese, esperto della materia e presidente del Tribunale speciale per il Libano con sede a L'Aja.

Il procuratore norvegese Christian Hatlo aveva parlato dell'eventualita' di invocare contro Anders Behring Breivik una norma introdotta nel 2008 dal codice penale del Paese scandinavo, che recepisce l'articolo 7 dello Statuto della Corte penale internazionale, dove si definiscono appunto i crimini contro l'umanita'. La legge norvegese li punisce con 30 anni di reclusione, nove in piu' rispetto alla pena massima prevista nel Paese per tutti gli altri reati.

L'eventualita' che Breivik possa essere condannato a soli 21 anni dopo la strage di venerdi' scorso, ha infatti suscitato molte proteste nel Paese in questi giorni.

''Quanto avvenuto – spiega Cassese al telefono con l'Ansa – e' l'atto isolato di un fanatico. Manca completamente uno dei presupposti che definiscono il reato e cioe' e il fatto che sia commesso nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza dell'attacco. Capisco la volonta' di inasprire la pena per l'attentatore ma non si puo' distorcere una norma''.

Anche secondo la professoressa Angela Del Vecchio, ordinario di diritto internazionale all'universita' Luiss, il caso Breivik ''non rientra in questa categoria, anche se con qualche sforzo interpretativo si potrebbe tentare di farlo rientrare, perche' lo Statuto parla anche di persecuzioni contro un gruppo o una collettivita' dotati di propria identita', ispirata da ragioni di ordine politico. Certo finora non e' mai successo che un cittadino di uno Stato sia stato condannato per questo reato dopo essersi macchiato di una strage come quella di Oslo''.

Sara' il giudice a decidere, nel caso l'accusa decida di procedere con questo capo d'imputazione. ''La disposizione e' abbastanza nuova, quindi non abbiamo esempi simili'', afferma il docente di diritto penale norvegese Stale Eskeland, interpellato dal quotidiano Bergens Tidende, uno dei principali giornali del Paese. ''Se fossi il pubblico ministero – afferma il giurista – prenderei sicuramente in considerazione l'ipotesi''.

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