La Svezia non resta a casa: no divieti, solo raccomandazioni. 2000 scienziati: “Sarà una catastrofe”

ROMA – In un continente in trincea contro il coronavirus c’è però un Paese che continua a restare neutrale: la Svezia. Nonostante i suoi 4.500 casi e i 180 morti, il governo di Stoccolma continua a tener aperti bar, ristoranti, locali notturni e scuole. Una politica del laissez-faire che ha una lunga tradizione.

Che assegna al cittadino la responsabilità individuale di tenere comportamenti corretti. Secondo l’epidemiologo Anders Tegnell, capo dell’ente svedese di salute pubblica, le persone sono in grado di scegliere da sole cioè che è più giusto per la propria salute. 

Quindi niente ordinanze, la parola lockdown sanno appena come si traduce dall’inglese. Al massimo raccomandazioni, pochi i divieti. Dopo aver bandito, ma soltanto dal 30 marzo, gli assembramenti con più di 50 persone, il governo svedese ha deciso di vietare le visite nelle case di riposo per anziani.

L’Agenzia nazionale per la Salute, inoltre, sta mettendo a punto un piano per dissuadere la popolazione a partire per le imminenti vacanze di Pasqua durante le quali migliaia di svedesi sono soliti spostarsi nelle seconde case di campagna. Tutto qui.

E del resto la popolazione gradisce. Solo il 14% degli svedesi ha paura e pretende misure sanitarie più drastiche. Oltre duemila tra dottori, professori e scienziati hanno firmato una petizione. “Ci stanno portando verso una catastrofe”, ha detto Cecilia Söderberg-Nauclér, immunologa e ricercatrice presso il Karolinska Institute. (fonte Ansa)

 

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