Thyssenkrupp, manager tedeschi in semilibertà. Parenti vittime: vergogna Thyssenkrupp, manager tedeschi in semilibertà. Parenti vittime: vergogna

Thyssenkrupp, manager tedeschi in semilibertà. Parenti delle vittime: “Vergogna”

TORINO – I due manager tedeschi condannati in Italia per il rogo alla Thyssenkrupp che uccise 7 operai nel 2007 saranno in regime di semilibertà.

Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz passeranno le notti in cella e potranno lavorare di giorno fuori dal carcere.

I media della Germania hanno anticipato la notizia, poi le autorità tedesche l’hanno comunicata il 17 giugno alla procura generale di Torino.

I familiari delle sette vittime hanno accolto la notizia con tristezza e rabbia, al grido di “vergogna”.

Thyssenkrupp, la rabbia dei familiari delle vittime

Antonio Boccuzzi, l’unico lavoratore sopravvissuto a quella notte del rogo, si è detto basito.

“Un aggettivo per descrivere le sensazioni che sto provando non è ancora stato inventato”, ha commentato.

Rosina Platì, familiare di una delle vittime, ha detto: “Ci incateneremo a Roma, andremo a Essen, faremo qualcosa. Devono dirci come è stato possibile”.

E ha aggiunto: “Stasera volevamo festeggiare ma, in qualche modo, sentivamo che sarebbe arrivata una notizia di questo genere”.

Poi ha concluso: “Hanno giocato con noi e con il nostro dolore, adesso basta. Non ci fidiamo più di nessuno”.

Germania decide per il regime di semilibertà

Pochi giorni fa l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria, Eurojust, aveva inviato alla procura generale del Piemonte una dettagliata informativa.

Nel testo, si parlava dei possibili sviluppi della situazione, ma come riportato dall’ANSA, la semilibertà non era menzionata.

Per questo motivo, il pg Francesco Saluzzo aveva annunciato che l’esecuzione della pena era imminente e sarebbe stata “carceraria”. 

Poi il 17 giugno tutto cambia e la Germania informa della decisione anche l’Italia.

I due condannati potranno lasciare la prigione al mattino per andare a lavoro e dovranno tornarvi la sera.

Le condizioni per accedere a questo istituto sono diverse, tra cui l’assenza di recidiva, l’assenza di pericolo di fuga, l’assenza di possibilità di commissione di reati della stessa indole.

Il piano di esecuzione della pena, in questo caso, è stato messo a punto dal ministero della Giustizia del land Nord Reno-Vestfalia.

Uno dei due manager ha già ricevuto la semilibertà, mentre per l’altro dovrebbe essere approvata a breve.

Thyssenkrupp, le condanne

Nel 2016 i giudici avevano condannato Espenhahn, all’epoca del rogo amministratore delegato, in via definitiva a 9 anni e 8 mesi di reclusione.

Per Priegnitz, componente del gruppo, la pena era stata calcolata in sei anni e 10 mesi.

A differenza degli altri quattro imputati italiani, che dopo la sentenza della Cassazione erano andati in carcere, i tedeschi erano rimasti a piede libero ricorrendo alla magistratura del loro Paese.

Il loro ultimo ricorso era stato respinto a febbraio dal tribunale superiore di Hamm, con la riduzione della condanna a 5 anni, cioè il massimo previsto per il reato di omicidio colposo. (Fonte: ANSA)

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