KIEV – Kiev vive la sua giornata più violenta e sanguinosa dal 21 novembre scorso, quando la scelta del governo di interrompere il percorso di integrazione nell’Unione europea spinse nelle strade e nelle piazze migliaia di persone.
Dopo il rilascio di 234 manifestanti grazie a un’amnistia promulgata dal presidente, Viktor Yanukovich, e l’evacuazione pacifica del municipio della capitale occupato dall’1 dicembre scorso, la tensione sembrava diminuita. Ma oggi gli scontri sono di nuovo divampati di fronte al Parlamento e il bilancio provvisorio delle vittime è altissimo: 25 morti, tra i quali 6 agenti, 8 civili e 150 feriti.
Nel pomeriggio circa 20mila dimostranti si erano messi in marcia da Piazza Indipendenza al Parlamento per chiedere di inserire in agenda una proposta dell’opposizione di ridurre i poteri del presidente, ma la polizia ha cercato di fermare i dimostranti sparando proiettili di gomma e lanciando lacrimogeni dopo che questi avevano iniziato a lanciare sassi contro le forze dell’ordine. Successivamente i manifestanti antigovernativi hanno iniziato a lanciare sassi e bombe molotov contro la sede del partito al potere.
Invano l’ex campione del mondo di pugilato Vitali Klitschko aveva lanciato un appello a Yanukovich affinché ritirasse gli agenti antisommossa dalle strade, che invece hanno lanciato un ultimatum ai manifestanti perché lasciassero piazza Indipendenza. Scaduto l’ultimatum, la polizia ha fatto irruzione nonostante da Parigi, Washington, dalla Nato, dall’Ue e dall’Onu fossero giunte pressioni e moniti per mettere fine dell’escalation e Berlino abbia invitato l’Ue a valutare sanzioni individuali contro i responsabili delle violenze.
Nulla da fare: il procuratore ucraino ha avvertito che preannunciato “pene durissime” per gli autori dei disordini e gli agenti antisommossa hanno avvisato donne e bambini, intimando loro di lasciare l’area perche’ si stava preparando un’operazione “antiterrorismo”. Mentre l’irruzione della polizia nella piazza era in corso l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei capi dell’opposizione, arringava la folla: “Non ce ne andiamo, questa e’ un’isola di libertà”.