L’Europa considera Yanukovich “il primo responsabile della situazione”, ma non è ancora detto che sarà colpito direttamente, per ora. Per una volta però la Ue si mostra compatta e reattiva, mentre gli Usa hanno già inserito un primo gruppo di 20 funzionari ucraini nella lista nera dei loro visti. E la Casa Bianca, “indignata per l’uso delle armi da fuoco” della polizia e dei ‘berkut’, torna a chiedere al presidente ucraino “il ritiro immediato” delle forze di sicurezza, si dice pronta a individuare a colpire i responsabili dei massacri.
Mossa parallela, quella europea. L’applicazione delle sanzioni Ue sarà decisa in base agli sviluppi sul campo. Nelle conclusioni del Consiglio esteri straordinario che si è tenuto a Bruxelles non è indicato alcun nome, la lista sarà fatta dai gruppi di lavoro (Cops e Relex, cui partecipano diplomatici e funzionari dei 28) che incroceranno i dati a disposizione. Non è escluso che ci possa entrare anche il nome di qualche leader estremista, come chiesto apertamente da molti Paesi, come Olanda e Danimarca. La gradualità dell’azione è però importante, come aveva sottolineato Emma Bonino arrivando alla riunione, “perché la crisi sarà lunga”.
Così come per l’Europa è “inevitabile”, ha sottolineato il capo della Farnesina, mantenere un dialogo con Mosca “magari fermo e duro” ma pur sempre un dialogo, “perché la priorità è evitare che esploda il Paese”. Ma la strada è in salita. Un giornalista della tv russa in conferenza stampa chiede alla Ashton se la Ue non si senta responsabile di aver fomentato gli scontri, fa un parallelo con la Bosnia e chiede perché due pesi e due misure. Ashton respinge tutto con indignazione: “Sono stata io a Maidan, sono stata lì ed ho visto che erano manifestazioni pacifiche e cosa faceva la polizia”.
I 28 hanno trovato l’unanimità in poco meno di tre ore, facendo scattare la macchina giuridica, mentre tre di loro, il francese Fabius, il tedesco Steinmaier ed il polacco Sikorski sono a Kiev nella missione “in nome e per conto della Ue” chiesta dalla ‘ministra degli Esteri’ europea Catherine Ashton. I tre hanno avuto una serie di incontri con Ianukovich, il primo addirittura di 5 ore, e con i tre leader dell’opposizione ‘moderata’ di cui la Ashton ha riferito gli esiti durante il Consiglio.
E’ stato deciso che i tre – che inizialmente sarebbero dovuti rientrare a Bruxelles oggi pomeriggio – resteranno a Kiev almeno fino a domani. “Un segnale positivo”, osservano fonti europee. Ma Sikorski twitta immagini di una Kiev in fiamme, in cui lo stesso Ianukovich è costretto a spostare la sede dell’incontro per non restare intrappolati negli scontri.