GINEVRA – Valentina Tarallo, si indaga su una possibile relazione violenta avuta dalla giovane ricercatrice italiana di 29 anni uccisa a sprangate nella notte dell’11 aprile scorso. E il cerchio intorno all’uomo che l’ha massacrata a morte si stringe.
Si tratta, secondo quanto scrive il quotidiano svizzero La Tribune de Geneve, di un giovane italo-senegalese di vent’anni circa, alto un metro e 90. L’uomo ha lasciato l’arma vicino al corpo della givane ricercatrice, prima di fuggire. E su quella spranga ci sarebbero le sue impronte digitali.
A far propendere per una relazione violenta di Valentina sono le parole di alcuni testimoni raccolte proprio dal quotidiano La Tribune de Geneve,
“Una sera dell’anno scorso rientravamo intorno all’una di notte quando lei è uscita dal suo appartamento in lacrime, pallida come un cencio, riusciva a malapena a parlare. Ci ha chiesto aiuto perché un uomo la stava importunando. Aveva suonato all’impazzata il campanello di casa. Noi le abbiamo chiesto di venire con noi, ma lei si è rifiutata. A quel punto ha chiamato un’amica della madre”.
Si tratta di un precedente scoppio d’ira dello stesso uomo che l’11 aprile l’ha uccisa a sprangate? Quel che al momento pare certo è che non si è trattato di tentata rapina, tutt’altro. L’uomo non voleva prendere la borsa di Valentina, come lei ha temuto quella sera. Voleva colpirla, probabilmente voleva ucciderla. Per questo non si è fermato nemmeno quando lei giaceva ormai senza forze per terra. Per questo ha infierito sul suo corpo: perché la conosceva e voleva ucciderla.