Dopo la variante inglese, quella sudafricana. Altro scoop del ministro britannico: ma il virus muta per natura

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Dicembre 2020 - 17:59 OLTRE 6 MESI FA
Dopo la variante inglese la sudafricana

Dopo la variante inglese, annunciata nel Regno Unito quella sudafricana (Ansa)

Dalla variante inglese, ecco quella sudafricana. Il ministro britannico ne ha annunciato la comparsa, cioè il riscontro di due casi nel Regno Unito di un ceppo mutato in Sudafrica.

Come nel primo annuncio una certa enfasi rischia di far dimenticare che in ogni paese è possibile identificare varianti emergenti del virus, specie nei picchi di trasmissibilità. E che il database che raccoglie tutte le varianti di Sars-COV-2 del mondo è occupato per la metà da varianti sequenziate nel Regno Unito.

Dopo la variante inglese, quella sudafricana. Nel Regno Unito quarantena per chi viene dal Sudafrica

In seguito alla comparsa nel Regno Unito di una ulteriore variante del covid-19 apparentemente legata al Sudafrica, il governo britannico ha disposto “restrizioni immediate” per gli arrivi dal Sudafrica.

Lo ha annunciato il ministro britannico della Sanità Matt. Previsto obbligo di quarantena per chi sia giunto dal Paese africano nelle ultime due settimane e per i loro contatti.

Il ministro Hancock ha sottolineato che l’ulteriore nuova variante di Covid-19 emersa nel Regno Unito sarebbe legata al Sudafrica.

I due casi riscontrati infatti sono contatti di casi giunti nel Paese dal Sudafrica nelle scorse settimane. Si tratta di “uno sviluppo molto preoccupante”, ha aggiunto il ministro.

Spiegando che la nuova variante risulta avere una maggiore capacità di trasmissione e avrebbe già subito mutazioni.

La nuova variante, non è un caso, è apparsa, di nuovo, in Gran Bretagna, dove peraltro è in corso una massiccia ondata di contagi. E’ il caso di far ricorso alla rubrica del Foglio (Cattivi scienziati”, per circoscrivere l’allarme. 

“Perché la ‘variante ceca’ del virus ha fatto meno rumore di quella inglese”

Enrico Bucci spiega (“Perché la ‘variante ceca’ del virus ha fatto meno rumore di quella inglese”) come l’argomento dovrebbe restar fuori dalle chiacchiere da bar internet. E’ questione tecnica che va contestualizzata. 

Soprattutto non bisogna cadere in un comune errore prospettico quando non si considera che chi guarda di più, trova di più. Come nel caso del Regno Unito, che ha codificato, cioè ha sequenziato il genoma di Sars-CoV-2, quasi la metà di tutte le varianti depositate nel database mondiale.

Senza contare la particolare spettacolarizzazione da parte di un ministro della Salute della scoperta di una variante. E’ un mistero che una variante del tutto simile scoperta nella Repubblica Ceca abbia attirato meno clamore. 

Le varianti, suggerisce Bucci, vanno ovviamente esaminate. Laddove si renda necessario anche solo per precauzione vanno presi i provvedimenti del caso: non deve diventare il solito ping pong di annunci sensazionali e precipitose smentite.

Di tutte le sequenze genetiche il 45% proviene dal Regno Unito

“Il 21 dicembre, nei database di Gisaid erano depositate 275.872 sequenze genetiche (di cui 274.449 complete) di isolati di Sars-CoV-2 provenienti da ogni parte del mondo.

Di queste, 125.689 (di cui 125.631 complete), ovvero oltre il 45 per cento, provenivano dalla Gran Bretagna. In parole semplici: oltre il 45 per cento di tutte le varianti conosciute di Sars-CoV-2 proviene da un grande sforzo di sequenziamento effettuato in Gran Bretagna, a partire da aprile di quest’anno.

Considerando che Sars-CoV-2 muta continuamente, a velocità maggiore quando si trova in una fase espansiva (semplicemente perché il tasso di mutazione dipende dal numero di eventi di replicazione, e quindi dal numero di individui infettati), dove credereste che sia più possibile identificare nuove varietà del virus?

Ovviamente in Inghilterra, e infatti così è avvenuto. Vuol forse dire che la nuova variante è originata per la prima volta in quel paese? Niente affatto; vuol solo dire che in quel paese è stata trovata prima, perché si guarda di più”. (Enrico Bucci, Il Foglio)

Mutano, è nella loro natura. Più contagiosi, meno gravi

“Non è il primo ceppo mutante del virus che circola e non sarà l’ultimo. È nella natura del virus: più circola, più replica e più muta”, spiega Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma. Come tutti gli organismi, i virus si evolvono per sopravvivere.

“In generale, tendono a diventare più contagiosi ma meno gravi, meno patogeni e meno fatali nel tempo”, spiega Salim Abdool Karim, epidemiologo sudafricano.