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Violet Gibson: Dublino celebra la donna che sparò a Mussolini. La targa in memoria: antifascista, non pazza

Violet Gibson: Dublino celebra la donna che sparò a Mussolini. Il Consiglio comunale di Dublino ha approvato una mozione per dedicare una targa a Violet Gibson.

La donna che il 7 aprile del 1926 attentò alla vita dell’allora duce italiano Benito Mussolini. Le motivazioni per il riconoscimento si basano sull’impegno politico della donna.

Violet Gibson: Dublino dedica una targa alla donna che sparò a Mussolini

Una “antifascista impegnata” che dovrebbe “ricevere il posto che le spetta nella storia delle donne d’Irlanda e nella ricca Storia della nazione e del suo popolo”.

Secondo Mannix Flynn, membro del Consiglio che ha presentato la mozione, Violet Gibson è una persona che “per qualche strana ragione, l’establishment irlandese e anche quello britannico hanno totalmente ignorato”.

Alla Bbc ha poi dichiarato che “come la maggior parte delle donne che hanno fatto cose straordinarie è stata messa in secondo piano”.

Nel caso specifico, secondo Flynn, “Violet Gibson ha rappresentato imbarazzo” e per questo “è stata ignorata”. Arrivando ad essere identificata “come una pazza”

L’attentato a Roma, nel ’26: tre colpi, uno sfiorò il naso del Duce

Sono passati quasi 95 anni fa da quando a Roma, in una giornata primaverile, Gibson si fece largo tra la folla che acclamava Mussolini. Sparò diversi colpi di pistola. Uno di questi sfiorò il naso del dittatore.

Quello di Violet è uno dei quattro attentati nei confronti di Mussolini durante il dominio fascista, quello che maggiormente si avvicinò all’obiettivo.

La donna era figlia di Edward Gibson, primo Barone di Ashbourne e Lord Cancelliere d’Irlanda ragguaglia Wikipedia. Sparò tre colpi mentre il leader fascista teneva un discorso pubblico sfruttando l’effetto sorpresa. E il desiderio di Mussolini di stare tra i suoi sostenitori.

Deportata in Gran Bretagna, fu internata nel manicomio dove morì

Poco dopo però la pistola si inceppò e Violet rischiò di essere linciata dalla folla. Fu salvata dall’intervento della polizia che, arrestandola, la portò fuori tiro dalla furia dei presenti.

Dopo un periodo di detenzione in Italia, la donna venne deportata in Inghilterra, probabilmente per farle evitare un processo in territorio straniero. In seguito fu internata nel St Andrew’s Hospital, un manicomio di Northampton, dove morì nel 1956.

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