2020 più morti, per coronavirus. 2021 meno nati, per coronavirus

ROMA – Trentamila morti in più nei primi mesi del 2020, con un aumento del 50% rispetto alla media, ma anche 10mila nati in meno nel 2021.

Con il rischio di scendere sotto la soglia dei 400mila nati annui tra pochi mesi, soglia che si stimava di toccare tra una ventina d’anni almeno.

Non solo malati, ricoverati e deceduti. Gli effetti del Coronavirus si faranno sentire anche sulle future generazioni, letteralmente.

Tra qualche mese assisteremo infatti ad un crollo della natalità, in un Paese come il nostro già tra quelli con i tassi più bassi al mondo. E’ la stima, la previsione che fa l’Istat.

L’Istituto di statistica, oltre a fotografare i numeri relativi alla mortalità in Italia dall’inizio dell’epidemia, disegna anche un quadro delle conseguenze prossime venture.

Dalle morti esce un’Italia profondamente divisa, con realtà come Bergamo che hanno visto il numero dei decessi crescere rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di oltre il 500% e altre, come Roma, che hanno vissuto invece una contrazione del 10%.

Poi le previsioni per il futuro che smentiscono chi immaginava un nuovo baby-boom prodotto dalla convivenza forzata in cui sono stati costretti gli italiani. O almeno una parte di loro.

“Nelle simulazioni pubblicate sul sito dell’Istat – afferma Gian Carlo Blangiardo, demografo e presidente dell’Istituto nazionale di statistica -, si analizzano due antecedenti significativi: il disastro di Chernobyl e la crisi greca 2010-2013.

Il primo è interessante soprattutto per le conseguenze psicologiche e per l’arco temporale della crisi, pari a 2-3 mesi.

La paura del nemico invisibile, nel 1986, indusse chi desiderava un figlio ad aspettare l’evoluzione degli eventi. Ci fu anche un incremento degli aborti volontari, dovuto alla paura di malformazioni.

Se il Covid-19 avesse gli stessi effetti di intensità e durata, perderemmo 10mila nati, di cui un terzo a dicembre 2020 e due terzi nei primi mesi del 2021”.

In un Paese che ha una storia di caduta della natalità che comincia alla metà degli anni 60 ed è continuata sino ad oggi, dove dalle 577mila nascite del 2008 si è scesi anno dopo anno alle 435mila nel 2019, gli effetti della paura vera e propria, quella del virus, e del peso delle preoccupazioni per il futuro lavorativo ed economico sarebbero quindi ingredienti in grado di far crollare ancor di più le nascite.

“In questo caso è utile rifarsi ad altri precedenti shock economici – spiega ancore Blangiardo -. Uno è quello dell’ex DDR negli anni 1989-91.

In tre anni la natalità si è dimezzata, passando dai 200mila nati dell’89 ai 90mila del ’91. L’altro è quello della Grecia nel periodo 2008-2013 quando i 120mila nati sono scesi del 20%.

Nel caso greco, ciò è avvenuto in presenza di una crescita del tasso di disoccupazione di 20 punti percentuali (dal 7,7% al 27,3%).

Se il nostro tasso di disoccupazione (9,8% a febbraio 2020) avesse un incremento di 15 punti percentuali scenderemmo facilmente nel 2021 sotto i 400mila nati.

Uno scenario che nelle previsioni Istat ante Covid-19 era considerato soltanto tra 20 anni nell’ipotesi più pessimistica”.

 

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