ROMA – In occasione della Befana, il Wwf dice no al carbone, quello vero che fa male alla salute e all’ambiente. Come riporta il dossier curato dalla campagna del Wwf ‘No al carbone, si al futuro’, “a parità di energia prodotta questo combustibile fossile rilascia in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti ed è inoltre la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale”.
Per il 2016 il Wwf chiede al presidente del Consiglio Matteo Renzi “un piano di rapida uscita dal carbone che preveda tappe precise e disincentivi che impediscano agli operatori di privilegiare l’uso delle centrali a carbone che emettono più CO2. Un impegno finora disatteso – rileva l’associazione ambientalista – nonostante Renzi, il 22 giugno 2015, agli Stati Generali sul Clima, avesse affermato che ‘Oggi il nostro nemico è il carbone’ e annunciato provvedimenti entro sei mesi”.
Ad avviso del Wwf bisogna agire subito per avviare la transizione dall’attuale modello di sviluppo, incentrato sui combustibili fossili, a un modello ‘green’, basato su efficienza energetica e rinnovabili, economia circolare e sviluppo di soluzioni eco-innovative nell’energia, nei trasporti, nell’edilizia. Le Regioni italiane possono cominciare sin da subito, osserva il Wwf, avviando politiche di contrasto al cambiamento climatico, in linea con la risoluzione approvata dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e dal Consiglio Regionale della Liguria che chiede di ridurre la CO2 del 50% invece che del 40%, come concordato su scala europea.
“L’Italia, con una potenza elettrica installata di circa 122 GW, a fronte di una punta massima della domanda di quasi 59,4 GW (raggiunta il 21 luglio 2015 a causa delle condizioni di caldo eccezionale) – ricorda il Wwf – ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche (overcapacity) che fa sì che già oggi gli impianti funzionino a scartamento ridotto, con un assurdo aggravio di costi per i cittadini”.
Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa si eviterebbero oltre 18.200 morti ogni anno, si risparmierebbero 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e fino a 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari, secondo l’associazione europea Heal (Healt and Enviroment Alliance).