ROMA – Alla vigilia dell’8 marzo, il Viminale ha diffuso i dati relativi alle violenze commesse in Italia ai danni delle donne. A un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge sul “femminicidio” che ha inasprito le misure contro la violenza di genere e lo stalking, dalla lettura dei dato emergono risultati a luci ed ombre: aumentano infatti i maltrattamenti in famiglia che vedono come vittime donne e bambine. Aumenta anche il reato di sfruttamento di prostituzione e di pornografia minorile.
I reati di “maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli” sono passati da 11991 a 12125 e l’81 per cento delle vittime sono donne o bambine. Un dato che avrebbe dovuto drasticamente ridursi per effetto della stessa legge. I reati di “sfruttamento della prostituzione” e “pornografia minorile” sono passati da 2927 nel 2013 a 3084 nel 2014, con un incremento del 5,4 per cento.
Tra i risultati positivi vanno però annoverati gli importanti aumenti delle misure contro gli uomini violenti: quadruplicati sia gli ammonimenti (da 111 in tutto il 2013 a 408 nel 2014), sia gli allontanamenti, passati da 73 a 275. A fronte di questa attività “repressiva” si è registrato un conseguente calo di minacce alle donne (da 38832 a 35346), di atti persecutori (da 9688 a 8547), di percosse (da 7334 a 3573), di violenze sessuali (da 4084 a 3753). E di lesioni personali, passate da 26526 a 25033.
Gli omicidi delle donne registrano un calo del 22,6% a fronte di un calo complessivo degli omicidi del 15,4%. In ambito familiare, gli omicidi sono stati 163 (-7,9%), di cui vittime di sesso femminile 102 (-16,3%). Seppure in totale sono calate le violenze sessuali (-22,3%) le donne registrano una percentuale molto alta: nel 91,7% dei casi sono infatti oggetto di abusi sessuali.