NAPOLI – La prima volta è successo per i panni stesi, la seconda per il cancello. La prima volta è stata 4 giorni fa, la seconda oggi 19 maggio. La prima volta ci sono stati 4 morti e sei feriti, la seconda otto feriti compresi due bambini, uno di sei e uno di undici anni.
La sostanza è che a Napoli si spara all’impazzata, si spara nelle case. E nulla c’entra la criminalità organizzata: si spara alla cognata o al vicino per questioni che definire futili è usare un eufemismo.
Sabato 16 maggio, Secondigliano. Guido Murolo è un infermiere di 48 anni. Un tipo tranquillo, senza precedenti penali. Quel giorno discute per i panni stesi ad asciugare in terrazzo. La successiva ora e mezza passa con Murolo che spara più o meno a caso, prima in casa e poi per le vie della città. Alla fine muoiono la cognata, il fratello, un ufficiale della polizia municipale che aveva tentato di fermarlo, e un fioraio che passava per caso in scooter. Sei persone – due poliziotti, un carabiniere, un altro vigile urbano e due passanti – rimangono ferite.
Martedì 19 maggio, Afragola. Marco Castiello è una ex guardia giurata di 76 anni. Da tempo è in lite con i condomini per una questione di parcheggio selvaggio nel condominio. Quando vede il cancello aperto prende un fucile e inizia a sparare. All’impazzata. Ferisce otto persone, anche due bambini. Poi, come nel film “un giorno di ordinaria follia” tenta addirittura la fuga. Quando lo prendono non si pente. Racconta la sua versione e ripete, senza mostrare la minima forma di empatia nei confronti dei feriti, che ha ragione lui.
Guido Murolo, foto: