“Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto ma aggiungendolo”, dice la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante un comizio elettorale a Genova. Per poi aggiungere: “Sono surreali le ricostruzioni che dicono che come eventuale primo premier donna toglierei un sacco di diritti alle donne. Quali sarebbero i diritti che vogliamo togliere? L’aborto? No, vogliamo dare alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno il diritto di fare una scelta diversa. Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla, ma applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli”. Una frase che ha innescato una nuova polemica.
La denuncia di Verdi-Sinistra Italiana
L’alleanza Verdi-Sinistra Italiana denuncia infatti con Elisabetta Piccolotti ed Eleonora Evi di avere “delle segnalazioni che in Umbria stia già accadendo quanto accade nell’Ungheria di Orban, e cioè che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto“. Un fatto del quale si dichiara non a conoscenza il ministro della Salute Roberto Speranza e che viene smentito senza mezzi termini dalla Regione.
La Regione smentisce
“In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria, risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto” afferma l’Assessorato regionale alla Salute. “Trattandosi di una denuncia grave di un fatto che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza – dice in una nota -, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche. In caso contrario, ribadendo che anche dal riscontro chiesto tempestivamente oggi alle Aziende, non risultano in Umbria fatti del genere, la Regione si vedrà costretta a dover tutelare nelle sedi opportune tutti i professionisti e gli operatori che lavorano con professionalità e correttezza, nel sistema sanitario regionale”. Che nel 2020 ha praticato 829 interruzioni volontarie della gravidanza e 862 l’anno successivo.
Le parole di Speranza
Il ministro Speranza ha quindi spiegato di non avere “conoscenza diretta” di quanto denunciato. “Ma se ci sono elementi va valutata una eventuale ispezione” ha aggiunto. La polemica è comunque soprattutto politica. Piccolotti ed Evi hanno parlato dell’ascolto del battito come di “una gravissima forma di pressione psicologica tesa a ingenerare sensi di colpa”.
Anche per Speranza, l’ascolto del battito del feto prima dell’aborto, “è uno scenario totalmente irricevibile, fuori dalla norma vigente che tutti dobbiamo rispettare”. “C’è una legge, la 194 – ha proseguito -, che noi difenderemo con tutte le energie di cui disponiamo”. Il ministro ha anche sottolineato che se “c’è qualche forza politica che pensa di cambiarla, dovrà confrontarsi con il consenso delle persone che su questo tema, in modo chiaro, si sono già espresse e noi difenderemo questa legge e la sua applicazione”.
Il pensiero di Emma Bonino
Per la leader di +Europa Emma Bonino “occorre resistere e lottare perché la Legge 194 venga realmente applicata, permettendo a chi vuole abortire di poterlo fare nella propria regione”.
“Sui diritti delle donne non ci sarà nessun passo indietro. Il decreto dell’alleato di Salvini e Meloni, Orban, che obbliga le madri ad ascoltare il battito cardiaco del feto prima di interrompere la gravidanza, riporta le lancette di questi diritti indietro di secoli. In Italia non permetteremo niente del genere” sottolinea la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando.