Aborto. In Umbria pillola abortiva (Ru 486) solo con ricovero di tre giorni in ospedale Aborto. In Umbria pillola abortiva (Ru 486) solo con ricovero di tre giorni in ospedale

Aborto. In Umbria pillola abortiva (Ru 486) solo con ricovero di tre giorni in ospedale

ROMA – Aborto.

In Umbria la prescrizione della pillola abortiva (Ru 486), alternativa farmacologica all’intervento chirurgico, è possibile solo a condizione di un ricovero in ospedale di tre giorni.

E non più solo in day hospital, opzione divenuta praticabile dal dicembre 2018.

Aborto, pillola Ru 486 alternativa all’intervento

La scelta della giunta di centrodestra guidata dall’esponente leghista Donatella Tesei ha scatenato le proteste delle opposizioni, che denunciano quella che appare una scelta mortificante per le donne.

Tanto più, concordano M5S e Pd, in un periodo di emergenza sanitaria che sconsiglierebbe degenze e ricoveri.

L’opzione non chirurgica per l’interruzione della gravidanza rispetta in pieno le linee guida della legge 194, per Tesei si tratta invece di di un normale adeguamento delle regole alle direttive del ministero.

Nel pieno rispetto della salute delle donne. 

L’opposizione vede invece il tentativo di sabotare il diritto delle donne.

“La scelta della governatrice Tesei è un’offesa ad anni di battaglie“, così, in una nota, i componenti del MoVimento 5 Stelle della Commissione Igiene e Sanità del Senato.

Tesei: “Pieno rispetto della salute della donna”

La presidente Tesei respinge questa lettura.

“Non si vuole rendere più difficile e ad ostacoli la pratica in questione – ha dichiarato -.

Ma la si vuole invece rendere più sicura, nel rispetto e nella tutela dei diritti acquisiti e delle scelte personali, che non sono in discussione”.

Fratoianni, Leu: “Scelta ideologica e oscurantista”

Per Nicola Fratoianni di Leu, si tratta precisamente di una scelta oscurantista.

“E’ una scelta che comporta tre cose.

La riduzione della libertà di scelta, un attacco violento alla privacy e in piena pandemia anche l’esposizione delle donne ad un rischio più alto di contagio.

Tre conseguenze, folli, ideologiche e oscurantiste. Anche la Società Italiana di ginecologia e ostetricia ha chiesto il contrario.” (fonte Ansa)

 

 

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