Abusa delle figlie per 12 anni: "Se raccontate qualcosa uccido la mamma" Abusa delle figlie per 12 anni: "Se raccontate qualcosa uccido la mamma"

Abusa delle figlie per 12 anni: “Se raccontate qualcosa uccido la mamma”

Abusa delle figlie per 12 anni: "Se raccontate qualcosa uccido la mamma"
Abusa delle figlie per 12 anni: “Se raccontate qualcosa uccido la mamma”

TORINO – “Se raccontate qualcosa uccido la mamma e tuo fratello”: con queste parole un uomo di Borgomanero (Novara) minacciava le due figlie minorenni di cui abusava. Abusi durati per anni, dal 1999 al 2011, secondo l’accusa sostenuta dalle due ragazze, che solo dopo anni di violenze hanno trovato il coraggio di denunciare.

L’uomo, che oggi ha 53 anni, è finito a processo con l’accusa di violenza sessuale, atti sessuali su minorenne, maltrattamenti in famiglie. “E’ meglio farlo con te piuttosto che pagare altre donne e magari prendere delle malattie” era la frase più ricorrente dell’uomo.

Le violenze, come riferisce La Stampa, sarebbero state consumate nei parcheggi di alcuni centri commerciali della zona o in un casolare diroccato poco distante da casa. Per evitare che le figlie (le prime violenze sarebbero iniziate quando la più piccola aveva soltanto nove anni) si ribellassero, legava loro le mani e metteva in bocca un panno per non farle urlare. Per costringerle al silenzio, il padre le minacciava. “Se racconti qualcosa – diceva – uccido la mamma e tuo fratello”.

Racconta Marco Benvenuti sul quotidiano piemontese:

Quando arrivano a Borgomanero, visto che la casa non è ancora finita, la famiglia vive temporaneamente in due garage. Anche lì si consumano le violenze. Di notte l’uomo entra nel garage dove dormono le figlie e costringe la minore a subire ancora. A un certo punto, per evitare di essere scoperto, il padre arriva a portare una delle figlie in un casolare diroccato poco distante da casa: lì aveva sistemato una scala di fortuna per arrivare all’ultimo piano e attrezzato una sorta di rifugio per dare sfogo alle sue pulsioni. Voleva evitare che quella bambina ridotta a schiava potesse richiamare l’attenzione di qualcuno. Le legava le mani e le metteva un panno alla bocca per non farla urlare. La fine dell’incubo nel 2011. Esasperate, le due sorelle trovano il coraggio e vanno dai carabinieri. Quell’uomo non può più essere considerato un padre. E chiedono alla giustizia di punirlo.

 

 

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