Addio a Elio Pagliarani, il poeta de “La ragazza Carla”

ROMA – Padre dello sperimentalismo e della neoavanguardia italiana, Elio Pagliarani, morto stasera a Roma a 84 anni, e' il poeta de 'La ragazza Carla', il poemetto narrativo che inizio' a scrivere nel 1954, dalla storia editoriale piuttosto travagliata e che ancora oggi resta di assoluta modernita'.

''Ricordo che inizia a scrivere, a mano, durante un compito in classe di italiano che avevo assegnato alla scolaresca, di terza media, mi pare. E l'inizio del poemetto e' rimasto proprio quell'inizio: 'Di la' dal ponte della ferrovia una traversa di viale Ripamonti / c'e' la casa di Carla…''.

Poeta del Gruppo '63 e nell'antologia de 'I Novissimi' con Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Alfredo Giuliani e Antonio Porta, Pagliarani ha rappresentato come pochi altri la realta' della nostra vita di tutti i giorni, ha saputo togliere liricita' alla lingua poetica dandole una forza tutta nuova affrontando temi realistici come il lavoro, le difficolta' delle classi subalterne fino a fare del testo poetico un racconto polifonico e corale.

Pagliarani, nato a Viserba di Rimini il 25 maggio 1927 da una famiglia operaia, ha vissuto a Milano dagli anni Quaranta fino al 1960, per poi trasferirsi a Roma dove ha vissuto fino alla fine. Poeta naturalmente sperimentale, sentiva come un peso il trasferimento delle vicende personali nella sua poesia tanto da definirla ''tirannia dell'io''.

E proprio per questo aveva ''deciso di comporre un poemetto narrativo, con la sua brava terza persona, che si occupasse di vicende contemporanee che non mi riguardassero troppo direttamente'' aveva raccontato. Nacque cosi' 'La ragazza Carla' uscito, dopo la pubblicazione di alcuni frammenti, nella versione definitiva nel 1960 sul 'Menabo', un anno dopo nell'antologia 'I Novissimi' a cura di Alfredo Giuliani e nel 1962 per le edizioni Mondadori con l'unica variante di un verso. La protagonista e' la diciasettenne Carla Dondi che vive nella periferia di Milano con la madre vedova, e frequenta le scuole serali.

All'inizio degli anni '60, Pagliarani si dedica al suo secondo romanzo in versi 'La ballata di Rudi' di cui si avra' l'edizione completa nel 1995, con cui vinse il Premio Viareggio e che si chiude con uno spiraglio di ottimismo: ''Ma dobbiamo continuare/ come se/ non avesse sensopensare/ che s'appassisca il mare. Collaboratore delle piu' importanti riviste d'avanguardia del secondo Novecento, tra le quali Officina, Quindici, Il Verri, Nuovi argomenti, Il Menabo', Pagliarani nel 1971 ha fondato la rivista Periodo Ipotetico di cui e' stato direttore e ha fatto parte della redazione di Nuova Corrente. Negli anni Ottanta ha fondato e diretto con Alessandra Briganti la rivista di Letterature Ritmica. Negli anni Cinquanta e' stato redattore dell'Avanti e nel 1968 e' diventato critico teatrale per Paese Sera.

Tutti i libri dall'autore, tranne quelli destinati alla messa in scena teatrale, fra i quali – oltre ai famosi poemetti in versi – Cronache e altre poesie (1954), Inventario privato (1959), Lezione di fisica e Fecaloro (1968), Esercizi platonici (1985) ed Epigrammi (2001), oltre a piu' di cinquanta pagine di testi dispersi, scritti fra il 1946 e il 2005, sono stati raccolti in 'Tutte le poesie (1946-2005)' da Garzanti, a cura di Andrea Cortellessa, in occasione degli 80 anni del poeta. Pagliarani ha ricevuto alcuni fra i piu' importanti riconoscimenti italiani fra cui i premi Napoli, Palmi, Betocchi e l'Orient Express.

Nel 2011 aveva esordito nella narrativa con 'Memorie' (Marsilio), dedicato alla figlia Lia, nata nel '77, con la prefazione di Walter Pedulla'. ''Ho ripreso queste memorie una ventina di anni dopo la stesura della prima parte, la quale prima parte era infiorata dalla meraviglia di mia figlia bambina: duplice o triplice meraviglia: di lei che scopriva il mondo, di me che scoprivo lei e con lei infante riscoprivo la mia infanzia: che con le foglioline verdi di bosso arrotolate senza spezzarle si potessero trarre suoni di flauto, o quasi, chi se lo ricordava?'' scriveva Pagliarani e forse tornare ai ricordi dell'infanzia e' il miglior modo per andarsene.

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