Come eravamo: gli amori ai tempi degli sms…perduti

ROMA – C’era chi li trascriveva a penna, su un apposito quaderno, testimone materiale delle storie d’amore che nascevano e si sviluppavano per la prima volta su un supporto del tutto virtuale: l’sms. Erano gli anni Novanta e chi è stato adolescente in quegli anni ricorderà sicuramente i primi palpiti amorosi al comparire della bustina sullo schermo del telefonino, all’epoca facilmente un Nokia. Il trillo che diventava familiare, la scoperta del messaggio che era una frase compiuta, con saluti, testimonianze d’affetto, slanci sentimentali, di nuovo saluti più o meno calorosi. E chi dimentica le meditazioni sopra quei messaggi, dove un “ciao!” suggeriva qualcosa in più di un semplice “ciao” senza punto esclamativo. Dove un “bacio” finale indicava più calore e trasporto di un generico “baci”. Tutto questo, però, dopo 15 anni è andato immancabilmente in soffitta con l’arrivo di WhatsApp, applicazione per smartphone di messaggistica istantanea.

Sempre messaggi sono, si potrebbe obiettare, ma il segreto è tutto in quell’aggettivo: “istantanea”. La comunicazione in tempo reale, quando un apposito segno ci dice se il nostro interlocutore è online e se ha letto quanto scritto, elimina di colpo l’esigenza di mandare un messaggio di senso compiuto. Ci toglie la fatica di dover pensare ed elaborare un testo, con un inizio, uno svolgimento e una conclusione, per fare spazio a brevi frasi veloci da consumare e ovviamente più prosaiche. E così il vecchio sms lascia spazio a comunicazioni balbuzienti di nessun appeal: “ciao, come va?” – “bene, tu?”, il tutto intervallato dalle immancabili “faccine”. Certo, si possono allegare foto e video in qualità nettamente maggiore rispetto ai fratelli più evoluti degli sms, gli mms. Si possono mandare brevi filmati. E’ gratis, obiezione decisamente poco romantica ma, si sa, in tempi di crisi si bada anche a quello.

Tutto vero, ma niente è paragonabile a quella strategia di conquista a fuoco lento che era l’sms. Giorni interi per soppesare una frase ricevuta, attese interminabili (“perché non risponde?”, “l’avrà letto?”, “forse non gli è arrivato, fammi controllare se è in bozze”) che ormai ci vengono tristemente risparmiate. Senza contare che gli sms si conservavano e si rileggevano, struggente ricordo di storie bruscamente interrotte. Oppure, per i più dotati di forza di volontà, si cancellavano ad amore finito, ultimo e definitivo segno della chiusura di una storia. Ma come sempre con le novità tecnologiche, il mondo, anche quello dei sentimenti, si dividerà tra apocalittici e integrati, tra i fautori del nuovo che avanza e i nostalgici del tempo che fu. Aggiornamento tra altri 15 anni, allora, quando chissà quale diavoleria ci farà rimpiangere l’amore ai tempi di WhatsApp.

Gestione cookie