Adinolfi, Genova scende in piazza giovedì come negli anni settanta

GENOVA, 16 MAG – Come negli anni '70 Genova erige un muro di fronte al ritorno del terrorismo, all'uso delle armi, alla violenza. Giovedì, a 10 giorni dalla gambizzazione dell'ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi, tutta la citta' sara' 'Unita contro il terrorismo', come recita il titolo della manifestazione. Assieme al sindaco Vincenzi, al rappresentante dell'Associazione italiana vittime del terrorismo Massimo Coco, figlio del magistrato genovese ucciso dalle Br, ai delegati di Fincantieri e Ansaldo, al presidente di Confindustria, al vicepresidente del Consiglio regionale della Liguria fino al vicepresidente della camera dei deputati Rosy Bindi.

Tantissime le adesioni come quella di Legacoop, Arci, il Pd, i sindacati, il mondo dell'Universita' che insieme vogliono ''essere uniti per respingere con forza e determinazione il riemergere di scenari che pensavamo fossero sepolti nel passato'', come ha scritto il rettore Giacomo Deferrari. Spicca quella dell'associazione Dixet di cui fa parte Carlo Castellano, che venne gambizzato dalla Br.

Genova si ricorda bene 'il passato': la citta' venne piu' volte violata, a cavallo tra gli anni 70 e 80, dal fuoco brigatista. E tra i nomi dei gambizzati e degli uccisi, uno in particolare produsse quella frattura tra societa' civile, mondo del lavoro e studenti da una parte e lotta armata dall'altra. L'omicidio di Guido Rossa, sindacalista, operaio dell'Italsider, oggi Ilva, avvenuto alle 6,35 del 24 gennaio 1979 per opera della Colonna genovese guidata da Riccardo Dura: quell'omicidio porto' a una letterale sollevazione della citta'.

I genovesi si trovarono in piazza De Ferrari per dire basta, il sindacato era tra la gente con i metalmeccanici e i camalli, con quella 'classe operaia' che a Genova ha sempre difeso la democrazia. E quella piazza, quel sindacato, che furono capaci nel 1960 di contribuire a far dimettere il governo Tambroni, riuscirono anche a togliere acqua di coltura al fermento brigatista perche' allora la classe operaia era l'asse portante della politica della citta'. I nomi delle vittime di quel brigatismo rosso (tra questi Coco, Tuttobene, Esposito, Rossa ma anche Cuocolo, Castellano, Bruno) sono scolpiti nella memoria della citta', cosi' come ben chiare sono le immagini del massacro di via Fracchia, dove si trovava il covo della Colonna genovese. Tempi terribili e ormai passati. Ma come scrive nella lettera di adesione il rettore Deferrari ''la storia spesso ci ricorda che non si deve mai abbassare la guardia contro l'odio, il rancore, la violenza''. E in piazza De Ferrari domani la citta' di Genova tornera' a dire a tutti quelli che sapranno ascoltare che ''da qui non si passa''. Lo fara' dopo essersi radunata intorno al monumento che ricorda Guido Rossa: da li' partira' la manifestazione.

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