Le “mamme di Adro” contro il Lancini che paga, meglio il Lancini sindaco che sbarra la mensa

Pubblicato il 14 Aprile 2010 - 16:40 OLTRE 6 MESI FA

Il benefattore ha lo stesso cognome dell’accusatore, Lancini. Uno si chiama Silvano, è  quello che ha pagato di tasca propria per i bimbi “morosi”. L’altro si chiama Oscar, è il sindaco di Adro, vicino Brescia, che ha tolto il cibo ai figli dei “mangiapane alle spalle dei somari lombardi”. Non sono parenti, forse non si conoscono nemmeno. Silvano Lancini ha inviato un bonifico bancario da 10 mila euro per saldare i debiti delle ventiquattro famiglie, in gran parte straniere, con il refettorio della scuola elementare della città. Ha mandato una lettera anonima al primo cittadino che invece ha preferito escludere i piccoli dalla tavola dell’istituto perché i genitori non avevano sborsato i soldi per la retta.

Di mestiere fa l’imprenditore, è proprietario della Smea, che si occupa di fornitura e consulenza di prodotti informatici. Le classi di quella scuola le conosce bene perché ci ha insegnato. Non si è esposto pubblicamente, ha scelto l’anonimato, è un semplice donatore, nè cattolico né di sinistra. Alle ultime elezioni regionali ha votato Roberto Formigoni, ma ha preferito superare l’astio dei cittadini arrabbiati perché sacrificatisi a rispettare regole e puntualità per garantire il piatto di pasta a pranzo per i loro figli.

Per loro, le mamme ligie al dovere, il gesto dell’imprenditore ha il sapore di assistenzialismo, una mossa eclatante che non risolve i problemi: «Poiché la mensa non è un servizio non è obbligatorio accedervi, mentre è obbligatorio pagare per entrarvi. E non si può certo risolvere così la questione perchè a settembre si ripresenterà di nuovo». Criticano le belle parole del Lancini altruista nella lettera al sindaco, agitano la bandiera dell’orgoglio di donne che ce la fanno da sole, che pagano tutto, che educano i figli al rispetto delle regole. Se la prendono con Silvano, «figlio di un mezzadro» della campagna Franciacortina che sa cosa significa non avere il pane sotto i denti. «Basta mangiare alle spalle dei somari lombardi», hanno scritto nella petizione firmata da 200 genitori «in regola con la retta». «Tutti risentiamo della crisi — si legge nel documento consegnato al sindaco — e tutti facciamo sacrifici. Non siamo un ente assistenziale, facciamo fatica anche noi a far quadrare i conti, ma è un dovere pagare un servizio che ci viene fornito». Dimenticano però che per la legge 176/2007 la mensa è scuola e in quanto tale è un diritto nelle classi dell’obbligo.

Adesso Lancini si fa negare, non vuole pubblicità. Ha garantito il pasto di mezzogiorno ai bambini della scuola di Adro, almeno per ora, perché il prossimo anno servirà probabilmente un altro benefattore per riempire le casse della mensa.