Il rispetto per i soldati italiani impegnati in Afghanistan va bene. Ma da solo non basta: servono anche maggiori risorse per l’addestramento e per i mezzi. Lo ha detto il colonnello Aldo Zizzo, comandante del 186/o Reggimento Paracadutisti Folgore, al suo rientro alla caserma Bandini di Siena con gli ultimi ottanta uomini rimasti in Afghanistan, per la fine della missione iniziata lo scorso maggio.
«Abbiamo scelto liberamente il mestiere delle armi – ha detto Zizzo ricordando i quattro uomini persi nell’attentato dello scorso 17 settembre – e certe cose dobbiamo metterle in conto. Cerchiamo di sopperire con l’addestramento e i mezzi a disposizione. Chiediamo rispetto come soldati, rispetto che, quando siamo in patria, vuol dire avere le risorse per addestramento e mezzi, per rispondere alle chiamate del governo».
Il 7 ottobre scorso, però, il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva escluso un potenziamento della presenza militare italiana in Afghanistan.
Zizzo era stato il militare che aveva espresso le sue perplessità al ministro La Russa a proposito delle nuove torrette da montare sopra i blindati Lince. Per il colonnello, infatti, le torrette acquistate dalla Difesa erano troppo pesanti e aumentavano il rischio di ribaltamento dei blindati.